Gentile Direttore, desidero rivolgere a lei e a tutta la redazione de “Il Dubbio” i miei più sinceri auguri per questo importante quinto anniversario.Ricordo bene l’attenzione e la curiosità che avevano accompagnato, nel gennaio 2016, l’annuncio dell’imminente uscita di un quotidiano patrocinato dal Consiglio Nazionale Forense. Una novità assoluta nel panorama dell’editoria italiana con l’ambizioso progetto di non inseguire le notizie ma di offrirle da una prospettiva inedita: quella dell’avvocatura.In questi anni ho guardato con viva attenzione l’evoluzione del quotidiano da lei diretto, apprezzandone lo spirito critico e la libertà di pensiero. Una linea editoriale mai autoreferenziale che ha reso “Il Dubbio” una fonte autorevole di informazione e di approfondimento su molte tematiche legate, in particolare, alla tutela dei diritti dei cittadini, alla funzione sociale della professione forense e alle prospettive della giustizia italiana. Una giustizia purtroppo sempre più in difficoltà nella sua amministrazione quotidiana e in debito di autorevolezza nei confronti dei cittadini.Le recenti inchieste giudiziarie che hanno coinvolto il Consiglio Superiore della Magistratura; le continue censure dell’Unione Europea per l’eccessiva durata dei processi; il numero impressionante di risarcimenti per errori giudiziari e ingiuste detenzioni stabiliti anche quest’anno, sono infatti alcuni dei più evidenti sintomi di un’ “emergenza giustizia” su cui occorre intervenire con riforme strutturali e coraggiose. Spetta al Parlamento — cuore della democrazia e del diritto — farsi carico della responsabilità di risolvere nodi strutturali antichi e nuovi del nostro sistema giudiziario e di riportarlo sui binari del rigoroso rispetto delle garanzie costituzionali del giusto processo.Ma la complessità dei diritti e degli istituti giuridici su cui occorre mettere mano richiede che ciò avvenga con il convinto coinvolgimento anche dei rappresentanti dell’avvocatura.Una riflessione questa che desidero condividere con lei e i suoi lettori, nella convinzione che l’esercizio della professione forense, a cui ho dedicato gran parte della mia vita, abbia una rilevanza pubblica fondamentale.L’avvocato non è controparte delle istituzioni giudiziarie; è il garante naturale del loro corretto funzionamento. Non è soltanto un tecnico del diritto, ma colui che assolve alla finalità essenziale di mettere ogni cittadino nella condizione di poter agire a tutela delle proprie ragioni, come prescrive l’articolo 24 della Costituzione. Ed è proprio questa rilevanza pubblica a qualificare l’ordinamento forense, così come l’ordine giudiziario, quali interlocutori privilegiati del Parlamento in un dibattito sul futuro della giustizia che deve svolgersi su un piano di assoluta parità e leale collaborazione.Un dibattito che, sono certa, potrà continuare ad arricchirsi anche delle idee e dei contenuti, competenti e costruttivi, che ogni giorno trovano spazio sulle pagine di questo giornale.Espressione di una non comune capacità di coniugare al meglio libertà di stampa, dovere di cronaca, cultura del diritto e rispetto della legalità. Un giornalismo di qualità che può senz’altro contribuire a radicare nella società quello spirito di “garanzia” e di tutela dei cittadini che è il cuore della nostra Costituzione e la prima infrastruttura di una democrazia veramente solida e veramente libera. Nel rinnovare quindi i miei auguri per questo importante traguardo, confido che “Il Dubbio” continuerà negli anni a fare informazione con impegno, responsabilità e passione, nel solco di quella indipendenza e autonomia di pensiero che è nella storia dell’avvocatura italiana e che da sempre ne rappresenta la migliore energia. Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato