Colpo di scena ieri mattina al palazzo di giustizia di Perugia durante l’udienza preliminare in cui si doveva decidere del destino di Luca Palamara. Il gup Piercarlo Frabotta ha stabilito che il Consiglio superiore della magistratura sia “parte offesa” nel procedimento penale per corruzione a carico dell’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Frabotta ha, quindi, disposto con un'ordinanza «la notifica nei confronti del Csm quale persona offesa- danneggiata dai delitti di corruzione per i quali si procede».

«È pacifico - scrive il gup - che rispetto alla contestazione di corruzione per l’esercizio della funzione nei confronti di Palamara il Csm rivesta la qualità di persona offesa dal reato, essendo addebitato all’imputato, nella veste di componente togato del Csm, di avere asservito la funzione consiliare all’interesse privato dell’imprenditore Fabrizio Centofanti, ricevendo in cambio molteplici utilità, per sé e per gli altri». «Nel quadro di tale stabile asservimento» sono state poi contestate in via suppletiva a Palamara le accuse di corruzione e corruzione in atti giudiziari «ipotesi d’accusa commesse sempre nella veste di consigliere superiore. Va pertanto disposta la citazione del Csm in persona del suo vicepresidente pro- tempore (David Ermini, ndr) quale persona offesa- danneggiata dai reati di corruzione per i quali si procede».

La Procura di Perugia, diretta da Raffaele Cantone, aveva invece omesso nel provvedimento di rinvio a giudizio a carico di Palamara di indicare il Csm come parte offesa. Il Csm avrà ora dieci giorni, Frabotta ha fissato la prossima udienza per il 23 aprile, per approvare in Plenum la delibera di costituzione in giudizio. La decisione del gup umbro non è di poco conto, in quanto Palamara ha sempre affermato che il Csm fosse parte offesa nei suoi confronti e, quindi, non “terzo” ed “imparziale” nel procedimento disciplinare, come invece è poi avvenuto lo scorso anno conclusosi con la radiazione dall'ordine giudiziario.

Nell’udienza di ieri il gup ha, poi, respinto tutte le eccezioni sollevate dalla difesa di Palamara, rappresentata dagli avvocati romani Roberto Rampioni e Benedetto Marzocchi Buratti, ad iniziare da quella della competenza territoriale. Era stato chiesto, infatti, lo spostamento del processo a Trapani, in quanto il primo episodio corruttivo sarebbe consistito nel pagamento, effettuato da Centofanti, di un viaggio alle isole Egadi. Non è stata, invece, affrontata la questione dell'utilizzabilità delle intercettazioni effettuate dal Gico della guardia di finanza attraverso il trojan che era stato inserito nel cellulare di Palamara. Il tema in punto di diritto sarà toccato, a questo punto, durante la prossima udienza, prima della decisione. Il magistrato ha comunque fatto sapere che è sua intenzione rilasciare delle spontanee dichiarazioni.