Non cambierà. La legge di conversione del decreto per l’esame da avvocato uscirà da Montecitorio esattamente nella forma in cui Palazzo Madama l’ha trasmesso: sarà dunque approvato a brevissimo in via definitiva. Oggi è iniziata la discussione in commissione Giustizia. Relatore un deputato di Forza Italia Roberto Cassinelli, che di mestiere fa l’avvocato cassazionista. Insomma, potrebbe maneggiare la materia. Ma in realtà, già domani la commissione presieduta da Mario Perantoni voterà il via libera “liscio” al provvedimento. Già calendarizzato anche il voto in Aula: lunedì prossimo, il 12 aprile, Montecitorio pronuncerà l’ultimo sì necessario alla conversione. Introdurre emendamenti al testo della guardasigilli Marta Cartabia, appena ritoccato a Palazzo Madama, potrebbe rallentare l’iter. E invece via Arenula ha bisogno di una griglia stabile per emanare nelle prossime ore anche il decreto ministeriale attuativo. Con ogni probabilità, sarà firmato da Cartabia sempre a inizio della settimana prossima, in modo da stare nei tempi previsti per poter avviare il primo orale a metà maggio.È proprio nella disposizione secondaria che si gioca la partita, a questo punto. In particolare per la elaborazione dei quesiti relativi alla prima prova. Nelle interlocuzioni col ministero, il Cnf, rappresentato dal consigliere Vincenzo Di Maggio, ha fatto presente fin dall’inizio la necessità che le “quaestiones” da sottoporre ai candidati siano il più possibile omogenee, per assicurare parità in tutte le sedi. Al momento è previsto che la commissione centrale, da Roma, trasmetta a tutte le subcommissioni territoriali delle linee guida. E anzi in queste ore si lavora proprio a definirle. Dopodiché i quesiti veri e propri dovrebbero essere materialmente scritti dai commissari in ciascun distretto di Corte d’appello. Non è escluso che possano esserci novità, come auspicano anche le associazioni dei praticanti, a cominciare da Upa e Aipavv. A loro giudizio, 500 “quaestiones”, scritte a Roma e suddivise fa civile, penale e amministrativo, sarebbero sufficienti ad assicurare un corretto svolgimento del primo orale. Potrebbero bastarne anche meno, forse: in un contesto complicato come quello della pandemia, un coefficiente di difficoltà oggettivo esiste di default. In ogni caso, i quesiti per i 26mila praticanti rappresentano l’ultima vera incognita da sciogliere. Tra poco più di un mese, la macchina dell’esame dovrà comunque partire.