Un incidente o uno sgarbo ben studiato? L'episodio è già diventato un caso diplomatico. E a Bruxelles lo hanno soprannominato il «sofagate» con tanto di hashtag per i social. Parliamo del torto commesso dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ma anche dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nei confronti della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, lasciata senza sedia al ricevimento nel Palazzo di Ankara. La presidente della Commissione europea era giunta in Turchia insieme al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel e i tre sono entrati in una sala riccamente decorata. Ma c’erano solo due sedie predisposte: si sono seduti i due uomini e Von der Leyen è rimasta in piedi. Il filmato che ritrae la scena è già la parte più vista e discussa del vertice. «Ehm», è stata la reazione muta ma indignata di von der Leyen che con un cenno ha voluto chiedere spiegazioni e ricevere indicazioni su dove accomodarsi. Le è quindi stato assegnato un divanetto a tre metri di distanza, di fronte al ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, declassandola secondo il protocollo diplomatico e, soprattutto, come donna. La presidente è stata «chiaramente sorpresa, come si vede nel video», dal trattamento ricevuto, ma «ha scelto di concentrarsi sulla sostanza dei problemi e non sulla forma»,  ha chiarito il portavoce della Commissione europea, Eric Mamer. «La visita è stata preparata usando i canali con la nostra delegazione ad Ankara. L’ufficio di protocollo della Commissione non ha partecipato per limitare i contatti a causa del Covid», spiega Mamer. «L’episodio - sottolinea - non dovrebbe far passare in secondo pianole ragioni del viaggio». «Mettiamo le cose in chiaro. Qualcuno dovrebbe vergognarsi a causa della mancanza di un posto adeguato per Ursula von der Leyen nel palazzo di Erdogan. L’Ue ha segnalato l’apertura al dialogo, ma siamo fermi sui nostri valori. Le donne meritano lo stesso riconoscimento dei loro colleghi maschi», ha scritto il Ppe, principale formazione politica all’Europarlamento, in un tweet. «La presidente von der Leyen lasciata senza sedia da Erdogan se ne sarebbe dovuta andare, vendicando così anche le donne turche, i cui diritti sono oggi sotto attacco. Vergognoso l’atteggiamento di Charles Michel che non sembra aver mosso un dito», ha rincarato il capo delegazione del Pd al Parlamento europeo, Brando Benifei. Certo è che il simbolismo dell’ex ministra tedesca confinata in un divanetto laterale è potente: visi può leggere la scarsa coesione tra istituzioni Ue, il declino della Germania post Merkel, un residuo di maschilismo nelle relazioni internazionali o un semplice disastro dei responsabili del cerimoniale. La sedia, del resto, è sempre stata un’immagine evocativa: nell’arte può indicare una presenza ma anche un’assenza, una perdita o la speranza di un ritorno. Nella costruzione europea è passata alla storia la politica della «sedia vuota» adottata nel 1965 da Charles de Gaulle: la Francia boicottò tutte le riunioni della Cee per contestare la svolta federalista proposta dalla Commissione di istituire un bilancio comunitario autonomo e di rafforzare i poteri del Parlamento europeo. La crisi si concluse solo l’anno dopo con il «compromesso di Lussemburgo» che introdusse il diritto di veto: da allora basta una sedia per bloccare le decisioni in materia di sicurezza, affari esteri e imposizione fiscale.