Continuano le violazioni dei diritti delle persone migranti e dei minori, nonostante la condanna nel 2014 da parte della Corte Europea di Strasburgo. Eppure, a seguito della sentenza, è stata avviata una procedura di supervisione di fronte al Comitato dei ministri del Consiglio di Europa, finalizzata ad accertare le misure intraprese per evitare il ripetersi delle medesime violazioni. A denunciarlo sono le associazioni del Network porti adriatici. «Esprimiamo preoccupazione -si legge nella loro nota - per la politica dei respingimenti e delle riammissioni che prosegue senza alcuna valutazione delle situazioni individuali e delle cause di inespellibilità dei cittadini stranieri, provenienti dalla Grecia e dai paesi balcanici, anche nei confronti di richiedenti asilo e minori non accompagnati». Il network, composto dallAmbasciata dei diritti delle Marche, dallAssociazione per gli studi giuridici sullimmigrazione (Asgi), dallassociazione Lungo la Rotta Balcanica e da S.O.S. Diritti di Venezia, prosegue nellattività di monitoraggio dei valichi di frontiera adriatici. Dal 2017 procede con unazione di monitoraggio di quanto avviene ai porti e garantisce informativa e tutela legale ai cittadini stranieri migranti in arrivo in Italia da Grecia e da altri paesi dellarea balcanica, come Albania, Croazia e Montenegro.Ebbene, nel corso del 2020 e in questi primi mesi del 2021, il Network ha ricevuto moltissime segnalazioni da parte di richiedenti asilo, anche minori, cui veniva impedita la tutela e la protezione garantita dalla legislazione vigente, spesso senza la presenza di un mediatore e senza aver ricevuto alcuna informativa legale. Solo a seguito dellintervento delle associazioni, è stato possibile contrastare le prassi illegittime e garantire laccesso al territorio, alla richiesta di asilo e alla protezione. Le testimonianze raccolte riferiscono episodi di violenze e trattamenti degradanti, sia ai porti nella fase del rintraccio e dellarrivo, sia durante il viaggio. Inoltre, i migranti richiedenti asilo e minori respinti hanno raccontato di essere stati affidati in custodia ai comandanti dei traghetti e delle navi e riaccompagnati al porto da cui erano partiti.Il Network Porti Adriatici, nel 2020 ha effettuato diverse richieste di accesso civico agli atti dei dati relativi alle riammissioni e ai respingimenti dai porti adriatici, alcune rimaste senza riscontro. Secondo i dati formali e informali- e le testimonianze raccolte, le prassi illegittime si riscontrano, oltre verso coloro che arrivano dai porti della Grecia, anche per chi giunge da paesi quali Croazia ed Albania. La Grecia continua a respingere in Turchia, Paese che si contraddistingue per violazione sistematica dei diritti umani anche nei confronti dei propri cittadini ed in particolare della popolazione curda. La Turchia è il Paese con il più alto numero di giornalisti in carcere per aver espresso le proprie opinioni ed è anche il Paese che da qualche giorno, con un decreto firmato dal presidente Erdogan, ha revocato la propria partecipazione alla Convenzione del Consiglio dEuropa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul).Comè detto, già nellottobre 2014 lItalia è stata condannata dalla Cedu (caso Sharifi e altri contro Italia e Grecia) per violazione del divieto di espulsioni collettive, divieto di trattamenti inumani o degradanti e il diritto a un ricorso effettivo contro lespulsione collettiva e lesposizione a trattamenti inumani e degradanti. Ma nulla pare che sia cambiato da allora. Il Network sottolinea «linefficacia dei servizi di accoglienza ed assistenza degli enti in convenzione con le prefetture, previsti ai valichi di frontiera» e la segnalazione di «diffuse situazioni di violenza e altri prassi aventi profili di illegittimità quali la detenzione a bordo delle navi, il sequestro di beni mobili e di ogni documentazione». Una situazione che non può più essere tollerata. «Rimarchiamo la necessità - conclude - di interrompere le riammissioni verso la Grecia e dei respingimenti verso Albania e Croazia, nonché di garantire il pieno rispetto del diritto dasilo e tutti gli altri diritti e le garanzie fondamentali».