Da oggi il portale Fatture e Corrispettivi dell’Agenzia delle Entrate è pronto a ricevere le richieste per il contributo a fondo perduto (ex articolo 1 del Dl 41/2021, il decreto Sostegni), a cui è interessata una buona parte dei 245mila avvocati. Un comunicato dell’Agenzia delle Entrate ha confermato l’avvio della procedura, mentre il ministero dell’Economia fa sapere che nei primi 10 minuti di operatività del canale sono arrivate ben duemila richieste. Si tratta in realtà di un’inezia rispetto ai 4,4 milioni di imprese censite dall’Istat (secondo i dati di StatBase riferiti al 2018), di cui 760mila operanti nelle attività professionali e tecniche. Va detto però che il numero di professionisti quantificato dal centro studi di Adepp (che riunisce le Casse previdenziali di 20 Ordini) è ben maggiore: 1,7 milioni (inclusi i pensionati che continuano a operare). Ma al di là del numero di soggetti potenzialmente interessati a questo sostegno economico, va detto che il criterio più selettivo per ottenerlo non è tanto il limite massimo del fatturato, che è pari a 10 milioni di euro, quanto la condizione della riduzione del fatturato medio mensile del 2020 di almeno del 30% rispetto a quello del 2019. Nella relazione tecnica al Dl 41/2021 non vi sono indicazioni sulla percentuale delle partite Iva che rispettano entrambe le condizioni, né sono indicati i criteri per la quantificazione dello stanziamento, pari a 11,15 miliardi di euro, e neppure è spiegato che cosa succede se le domande richiedono più risorse di quelle stanziate. Queste circostanze potrebbero suggerire di non far passare troppo tempo per effettuare la richiesta, fermo restando che è possibile presentarla fino al 28 maggio 2021. Il consiglio, ovvio, è quello di leggersi con cura il modello e le istruzioni (vedi l’articolo comparso sul Dubbio del 25 marzo), per evitare che una compilazione frettolosa dia luogo a qualche errore, e pertanto al diniego dell’erogazione. È anche possibile presentare una nuova richiesta se ci si accorge da soli dell’errore, purché l’Agenzia delle Entrate non abbia già deciso. Un secondo consiglio riguarda la valutazione dell’opportunità di presentare direttamente l’istanza, senza farsi rappresentare da un altro professionista abilitato, circostanza che con tutta probabilità determinerà dei costi. A questo scopo è opportuno esaminare i contenuti della pagina web del sito dell’Agenzia delle Entrate dedicata a questa misura. In particolare vanno esaminate con attenzione le sezioni “Come chiedere il contributo” e “Modelli e Istruzioni”. Successivamente, occorre accedere al portale “Fatture e Corrispettivi, e a questo scopo sono possibili 3 metodi: Spid, Cie, Cns. Il sistema più rapido è lo Spid (Sistema Pubblico di Identità Digitale), per il quale bisogna partire dal sito, riportato qui, dove si può visualizzare l’elenco di soggetti autorizzati a emettere lo Spid, e alcuni lo fanno gratuitamente. Scelto il provider del servizio, bisogna contattarlo. Per ottenere la Cie (Carta d’Identità Elettronica), bisogna rivolgersi al proprio Comune, ma con una prenotazione dal sito del ministero dell’Interno che può aver luogo anche dopo qualche mese. Per il Cns (Carta Nazionale dei Servizi) bisogna recarsi alla Camera di Commercio e attivare una procedura, che si conclude con la consegna del kit composto da Certificato e Firma digitale.