Inizia oggi nell’aula di un tribunale della conte di Hennepin, in Minnesota, il processo a Derek Chauvin, l’agente di polizia accusato per la morte dell’afroamericano George Floyd, avvenuta lo scorso 25 maggio a Minneapolis. Il filmato dell’arresto, in cui si vede Chauvin tenere immobilizzato Floyd per molti minuti con il ginocchio sul collo fino a soffocarlo, ebbe una eco enorme sui media internazionali e portò alla nascita di vaste manifestazioni di protesta contro l’abuso di potere, la violenza e il razzismo della polizia statunitense. Nei giorni scorsi, era stata scelta la giuria per il processo: un passaggio complicato in cui si sono dovute scegliere persone che non avessero già un’idea preconcetta sull’accaduto. Il giudice che presiede il caso, i procuratori e gli avvocati della difesa si sono accordati sulla nomina di 15 giurati che, dopo due settimane di intensi colloqui, sono stati selezionati in un’aula di tribunale pesantemente sorvegliata nel centro di Minneapolis. Saranno 12 le persone che ascolteranno il caso e decideranno il destino di Chauvin mentre altre due ricopriranno il ruolo di sostituti e uno verrà rimandato a casa. Tutti i giurati, con l’eccezione di un chimico di 20 anni, hanno detto di aver visto, almeno in gran parte, il video di Chauvin che si inginocchia sul collo di Floyd già ammanettato e sofferente. L’agente di polizia deve rispondere di omicidio preterintenzionale di secondo grado, omicidio colposo e omicidio di terzo grado, imputazione che comporta la necessità di dimostrare indifferenza per la vita umana e che potrebbe facilitare la condanna. L’agente, che si dichiara non colpevole, rischia una condanna fino a 40 anni di carcere se dovesse essere giudicato colpevole per l’accusa più grave, quella di omicidio di secondo grado.