La nota stonata dellAnm ha avuto un effetto clamoroso: ha messo daccordo tutti. E, dato ancora più sorprendente, ha messo daccordo tutti sulla Giustizia: il campo di battaglia politico più virulento degli ultimi trentanni. La richiesta dei magistrati (richiesta con allegata la minaccia di bloccare tutto) di una via preferenziale per i vaccini ha infatti unito amici e nemici delle procure. I primi, di salda formazione anticasta, hanno immediatamente sentito puzza di bruciato e denunciato il tentativo dei magistrati di reclamare privilegi corporativi; i secondi - che invece aborrono da sempre qualsiasi deriva populista - stavolta non hanno resistito al richiamo viscerale della battaglia contro le procure invocando lindignazione generale. Insomma, lAnm è riuscita nel miracolo di riunire il campo populista e quello antipopulista sotto il vessillo dellanticasta giudiziaria. Ma siamo certi che la nota dellAnm possa essere liquidata come richiesta di un insopportabile privilegio? Prima di tutto chiariamo un punto: il comunicato del sindacato dei magistrati ha un sapore sgradevole e deve essere sfuggito di mano a qualcuno che non ha colto la temperatura di un Paese che in questi anni è stato concimato con manciate di odio e populismo. Ed è singolare che questo errore di valutazione arrivi proprio dalle procure, da chi, cioè, ha partecipato a quella semina. Ma accanto alla sacrosanta indignazione per un comunicato inopportuno - inopportuno nei toni, nei tempi e nella forma - va detto che alcune delle preoccupazioni delle toghe hanno alcuni elementi di verità. E lincomprensione nasce da una messa a fuoco sbagliata. Qui non si tratta (solo) di tutelare la salute dei magistrati e degli avvocati, né di reclamarne un incomprensibile privilegio o una indebita priorità; qui si tratta di tutelare la giustizia. Che altro non è se non le migliaia di persone in attesa di giudizio, spesso in galera, che attendono unudienza, un permesso o una carta bollata che tarda sempre più ad arrivare ma che per molti di loro può voler dire la libertà: vedi il caso di Napoli, dove i penalisti denunciano ritardi drammatici da parte del Tribunale della libertà che ricadono sui loro assistiti. Un paragone calzante, seppure con i dovuti distinguo e le dovute proporzioni, potrebbe essere quello con la categoria dei medici. La salute dei nostri operatori sanitari è stata giustamente considerata fondamentale e prioritaria perché si tratta di persone che da mesi sono impegnate in prima linea a combattere contro questo virus. Dunque la loro salute è la premessa per la nostra salute; e la tutela del singolo va a vantaggio di tutta la comunità. Poi ci sono i nostri anziani: sono le persone più fragili ed esposte e per questo vanno protette immediatamente. Infine le persone con malattie croniche o tutti coloro che in qualche modo sono più esposti di noi. Ma una volta messa al sicuro la tenuta del nostro sistema sanitario, è plausibile pensare a come mettere al sicuro la nostra giustizia. Perché lì ci stiamo giocando una partita altrettanto importante per la nostra comunità: quella dei diritti, delle garanzie e delle nostre libertà. E allora speriamo di poter tornare a parlare di giustizia con serenità perché, come detto, a pagarne le spese sono soprattutto le migliaia di italiani che sono da mesi e da anni in attesa di giudizio. Che non è grave quanto una malattia, ma poco ci manca.