Renzi in Arabia. Renzi a Dubai. Renzi in Senegal. Renzi in Bahrein. Messi in fila, gli ultimi viaggi dell’ex premier, sembrano i titoli di una saga cinematografica americana. O, al massimo, le missioni internazionali di un ministro degli Esteri. Più semplicemente, però, si tratta di privatissime attività ludiche o lavorative di un senatore della Repubblica. Tutti viaggi «legittimi», per citare il leader di Italia Viva, anche se a volte sopra le righe, almeno a giudicare dall’esaltazione di alcuni regimi non proprio democratici. La storia degli ultimi trent’anni, del resto, è zeppa di ex presidenti, ex premier, ex cancellieri diventati conferenzieri o consulenti di grandi multinazionali una volta conclusa la carriera politica. È ai vari Bill Clinton, George W. Bush, Tony Blair, Barack Obama, Gerhard Schröder che si ispira il senatore di Rignano sull’Arno. Tutta gente che, appesa la poltrona al chiodo, ha scelto di lanciarsi in una seconda vita professionale. Figlia della prima, s’intende, ma senza commistioni di ruoli. Ed è proprio questo il tallone d’Achille di Renzi, parlamentare e leader politico in carica, capace di determinare l’inizio e la fine di un paio di governi negli ultimi due anni. A meno che, visti i sondaggi di Iv, l’ex premier non si percepisca già come un ex, libero di organizzare “speech tour” in giro per il mondo adeguatamente retribuiti. Se così fosse, farebbe bene a spiegarsi quantomeno coi suoi per tempo. Perché se è solo la tua professione extraparlamentare a farti magnificare le qualità “rinascimentali” del principe ereditario saudita bin Salman, almeno gli iscritti del tuo partito devono saperlo. Per decidere se continuare a seguirti. Non c’è nulla di illegale o illegittimo, solo un’enorme questione di chiarezza politica. - Leggi anche: Bufera su Renzi per la trasferta in Bahrein. Lui: «Viaggi legittimi»