Che con la ndrangheta si fanno affari, era noto da tempo. Quello che era meno noto, ma in fondo neanche troppo, è la capacità di vendere il “prodotto” ndrangheta. La notizia arriva dalla procura di Milano che indagato un giornalista spagnolo accusato di aver confezionato e venduto  un reportage falso. Era stato presentato come una inchiesta esclusiva nel cuore della criminalità organizzata italiana, con interviste a esponenti della 'Ndrangheta e rivelazioni dei diretti interessati. I carabinieri e la Procura di Milano ritengono invece che fosse tutta una finzione il programma "Clandestino", realizzato dal giornalista spagnolo David Beriain e trasmesso da canale Nove nel novembre 2019.   Un progetto costato 425mila euro. Ieri mattina la Procura ha emesso un avviso di conclusione delle indagini preliminari e ha indagato quattro persone per truffa in concorso. Il canale, che risulta parte offesa, è stato indotto a credere che il reportage - come scrivono i carabinieri - "contenesse fatti realmente accaduti, filmati da reporter infiltratisi sotto copertura, rivelatisi invece frutto di una recita ad opera di attori appositamente scritturati". Le indagini sono partite grazie a un militare della compagnia Porta Magenta che durante la visione del programma si è accorto che un palazzo indicato come raffineria di cocaina a Milano, in realtà era un semplice condominio dove non c'era alcuna irregolarità. Tra gli indagati c'è un italiano di 53 anni, pregiudicato per reati di corruzione, favoreggiamento, accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreto d'ufficio. Nel suo caso il provvedimento è stato notificato dalla compagnia carabinieri di Marcianise (Caserta). Destinatari anche il giornalista 43enne Beriain e i due responsabili di una società di produzione di documentari che vivono in Spagna, una 43enne e un 33enne. - Leggi anche: Presa diretta va in replica e fa il “processo-bis” in Tv. Ma Iacona ha mai parlato con un innocente finito in galera?