Roma, 25 mar. - (Adnkronos) - "Mi sembra che Arno Widmann, per amor di polemica, con le sue argomentazioni, sia dia persino la zappa sui piedi. Addirittura dimentica il contributo teorico di Dante: il 'De vulgari eloquentia' è il più straordinario libro di linguistica di tutta l'Europa romanza; un libro, appunto, tutto dedicato al volgare italiano". Così il presidente dell'Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, tramite l'Adnkronos, commenta l'articolo su Dante apparso sul giornale tedesco "Frankfurter Rundschau". "Dante ha segnato una svolta decisiva nella storia della letteratura italiana e mondiale", ricorda Marazzini. "Non entrerò nella disputa sul valore della visione dantesca o sull'eventuale ego eccessivo dell'Alighieri, perché la critica moderna ha smesso di classificare la letteratura in base alla simpatia ideologica che il sistema filosofico degli autori suscita nei critici. Lasciamo dunque cadere ogni scala di merito pretestuosamente fondata su pregiudizi da Santa Inquisizione", replica Marazzini, alla guida della più antica accademia europea, incaricata di custodire il 'tesoro' della lingua italiana dei padri Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio e Francesco Petrarca. "Veniamo invece alla lingua. Widmann dice che il nostro Paese loda il poeta 'perché ha portato la lingua alle altezze della grande letteratura: si è costruito la lingua per la sua opera e da questa lingua è nata la lingua dei suoi lettori e poi dell’Italia'. Secondo Widmann, questa è la versione erronea che veniva fornita agli scolari italiani di 60 anni fa. 'Si può dire che 'la prima poesia d’arte madrelingua italiana è stata scritta in provenzale'. Brunetto Latini, maestro e amico di Dante, scrisse la sua enciclopedia chiamata Livre du Trésor in francese». Questa versione è un po' semplificata. Tuttavia mi pare evidente che se prima di Dante aveva corso da noi una letteratura in lingua non italiana, ciò significa che Dante ha segnato appunto una svolta decisiva", conclude Marazzini.