Virginia Raggi perde un altro pezzo. La consigliera Gemma Guerrini lascia infatti Movimento 5 Stelle e maggioranza e si accomoda al Misto. Durissimo l’intervento dell’ex compagna di partito in apertura dell’assemblea capitolina contro la sindaca. «Il fatto che oggi mi dimetta da componente del gruppo capitolino di maggioranza, lasciando contestualmente il M5S, sia dimostrazione sufficiente del tipo di giudizio che do a questa amministrazione», scandisce Guerrini in Aula, prima di aggiungere una postilla al vetriolo per il futuro: «Non supporterò nessuna forza politica che sosterrà l’attuale candidatura dell’attuale sindaca alle prossime Amministrative».

Quello di ieri è il quinto abbandono in casa pentastellata dall’inizio del mandato di Raggi. Così la prima cittadina vede sgretolarsi ogni giorno di più il blocco della sua maggioranza, adesso davvero ridotta all’osso. Numeri alla mano, infatti, i grillini possono contare su 25 voti su 49, sindaca e presidente del Consiglio comunale compresi. Ma nel conteggio dei pentastellati rientrano anche i quattro frondisti che da mesi mettono in discussione l’operato e la ricandidatura di Raggi alle prossime elezioni. Il loro obiettivo dichiarato è ottenere un passo indietro della prima cittadina per favorire un’intesa col centrosinistra nella Capitale. E per perseguire lo scopo, i quattro conseglieri potrebbero dar vita ad una “lista Conte” alle prossime Comunali.

Raggi è dunque amministra Roma con una spada di Damocle puntata addosso: in caso di una nuova defezione, non avrebbe più i numeri per governare la città. Eppure l’inquilina del Campidoglio, in campo già da un anno per un altro giro, non vuol sentir parlare di passi indietro, forte del sostegno, conquistato a fatica, di Beppe Grillo e di alcuni sondaggi favorevoli, che la accreditano al 26 per cento, davanti a tutti i possibili sfidanti.

Ma visto che da Roma non passa il destino di Raggi, ma il futuro del Movimento 5 Stelle e dell’intera coalizione di centrosinistra, oggi Giuseppe Conte incontrerà Enrico Letta. Quasi scontato che il “dossier Capitale” finisca sul tavolo dei due leader. Anche perché il Pd non ha ancora ufficializzato una propria candidatura. Al Nazareno sperano ancora di convincere Nicola Zingaretti a gettare il cuore oltre l’ostacolo e accettare la sfida per Roma. Secondo il Pd, l’ex segretario sarebbe l’unico nome in grado di vincere con chiunque, ma una sua discesa in campo manderebbe in crisi i progetti grillini, visto che difficilmente Conte potrebbe dire no all’alleato più leale della sua avventura a Palazzo Chigi.

Insomma, la partita di Virginia si complica. E a mettere il dito nelle piaghe del M5S capitolino sono soprattutto i partiti del centrosinistra: Pd e Italia viva in testa. «Apprendiamo che la maggioranza in Campidoglio continua a perdere pezzi, oggi è il caso di Gemma Guerrini che, con toni aspri verso la sindaca Raggi, passa al Misto facendo così diventare pari il numero dei consiglieri di opposizione e maggioranza: 24 a 24. Le stelle continuano a cadere», scrivono i renziani in una nota. «È evidente che la Sindaca Raggi non ha più i numeri per governare Roma e questo è preoccupante, dovrebbe prenderne atto e ammettere il fallimento rassegnando le dimissioni».

Ma se gli attacchi di Iv non fanno notizia, quelli provenienti dal versante dem spiccano. Certo, il Pd romano non ha mai fatto mistero della propria incompatibilità col M5S cittadino, ma il tentativo di costruire una coalizione a livello nazionale ( peraltro concepito nel Lazio di Zingaretti) avrebbe potuto ammorbidire certi toni, che invece restano aspri come nel 2016. «Virginia Raggi non ha più la maggioranza in aula Giulio Cesare. Un fallimento politico e amministrativo ora certificato anche dai numeri», dice il segretario regionale del Pd Enzo Foschi. «Senza prolungare oltremodo un’agonia e una paralisi amministrativa disastrosa per la città e per i romani, la Sindaca prenda atto del suo fallimento e si dimetta. Dovrebbe già farlo solo per dignità ma almeno lo faccia per le romane e i romani che non è giusto paghino la sua inadeguatezza ormai conclamata», aggiunge Foschi.

Insomma, gli ultimi mesi della Giunta Raggi si preannunciano movimentati. Sempre che la prima cittadina riesca davvero a rimanere in sella fino ad ottobre.