Si è intitolato “Water” l’evento digitale del Commissariato Generale dell'Italia per l'Expo di Dubai, svoltosi ieri. L’acqua è il tema anticipatore degli approfondimenti che saranno fatti nell’Esposizione universale in programma nella città dell’emirato dal 1 ottobre prossimo. Il Consiglio nazionale forense ha partecipato all’evento “pre Expo” con una serie di contributi giuridici. Quello dell’acqua come diritto universalmente riconosciuto va, è proprio il caso di dirlo, incanalato in una legislazione e in un riconoscimento giuridico internazionale. Gli avvocati italiani si stanno dimostrando molto attivi su questo fronte. Sono infatti in prima linea per plasmare una sorta di diritto internazionale dell’acqua ed una legislazione ispirata ad una visione "ecocentrica". L’obiettivo è il riconoscimento del diritto all'acqua quale soggetto giuridico. Di qui l’impegno ed il contributo offerto dall’avvocato Francesco Greco, coordinatore Cnf della Commissione Expo Dubai. Lo sforzo profuso da chi sta organizzando la partecipazione italiana a Dubai nel prossimo autunno è molto apprezzabile. Gli esperti intervenuti ieri (tra i quali Paolo Galli dell’Università Bicocca, Costantino Manes del Politecnico di Torino e Sergio Vitale del Cnr-Regione Sicilia) hanno riflettuto, seppur a distanza a causa delle restrizioni della pandemia, sull’importanza del valore dell’acqua, risorsa non infinita e per questo degna di una tutela transnazionale. L’attenzione è stata posta su alcuni progetti che si stanno mettendo in piedi all’estero con il supporto di università ed enti di ricerca italiani. L’esigenza rappresentata dal Cnf è stata, prima di tutto, quella di affrontare le tematiche legate all’oro trasparente da un punto di vista giuridico. L’avvocatura italiana intende ritagliarsi un ruolo da protagonista nella comunità internazionale durante l’Expo di Dubai. «Mi piacerebbe – ha detto l’avvocato Francesco Greco - che si arrivasse a poter redigere, come abbiamo pensato al Consiglio nazionale forense, una Carta universale del diritto all’acqua. Stabilire un diritto all’acqua può essere anche uno strumento di risoluzione e prevenzione dei conflitti. E inoltre porterebbe a investimenti nei Paesi che non dispongono delle risorse necessarie per sfruttare questa fondamentale risorsa». Quello dell’acqua, ha rimarcato Greco, deve essere un diritto garantito a tutti: «Ogni essere umano ha diritto ad una quantità minima giornaliera di acqua per dissetarsi e per l’igiene personale». Per poi aggiungere: «La Carta universale dovrebbe definire un diritto all’acqua nel senso di una sua equa distribuzione, del divieto di abuso, della condivisione delle tecnologie, con la possibilità di istituire una protezione civile mondiale». Un progetto ambizioso che richiede sforzi non indifferenti, visione condivisa e collaborazioni soprattutto tra gli Stati più ricchi. L’impegno del Consiglio nazionale forense sulla tutela giuridica dell’acqua risale già a qualche anno fa. In un documento del 2017 si evidenziava già l’esigenza di «sviluppare nuovi modelli di partenariato/alleanza tra pubblico e privato, laddove il privato deve impegnarsi sulla ricerca di soluzioni, di tecnologiche e di rimedi ponendosi al servizio dell’uomo reinterpretando la funzione dell’impresa». Significativo un passaggio sugli avvocati: «Quali difensori dei diritti, devono impegnarsi in azioni concrete di tutela dei più deboli e nella diffusione della conoscenza. Sono degli interpreti necessari per la promozione e lo sviluppo di relazioni ai tavoli, che devono favorire la costruzione d’un equilibrio tra gli attori dei diversi ambiti». I presupposti per fare bene a Dubai ci sono tutti.