Già a partire dai primi giorni di lockdown, è apparso chiaro che le conseguenze della pandemia nei confronti degli avvocati, e in particolare dei giovani avvocati, sarebbero state drammatiche.Il rapporto Censis sull’Avvocatura, pubblicato recentemente, fotografa una professione che ha risentito fortemente dell’impatto economico della pandemia sui redditi 2020; l’impressione è però che le piene conseguenza della crisi verranno percepito da chi svolge la professione forense soprattutto nei prossimi anni. Già da tempo si registrava una flessione del numero degli iscritti nel registro dei praticanti, a riprova della scarsa attrattività della professione di avvocato. Nei prossimi anni assisteremo a una vera e propria fuga dalla professione forense, ed al conseguente concreto rischio di un vuoto generazionale nella classe forense, che potrà comportare delle conseguenze, anche pesanti, sulla sostenibilità del nostro sistema previdenziale. La crisi ha infatti messo in evidenza l’assenza di forme di tutela per le libere professioni, lasciate sole perché “in grado di cavarsela”, e la conseguenza diretta è che, soprattutto i giovani, sono tornati a guardare al “posto fisso”, preferibilmente pubblico, come ad un miraggio a cui aspirare. L’impressione è che la fuga dalla libere professioni sarà percepita con ancora maggiore evidenza soprattutto quando, con l’attenuazione della emergenza sanitaria, riprenderanno i concorsi pubblici, che costituiscono ormai un vero e proprio miraggio per la gran parte dei neoalureati in Giurisprudenza. In questo desolante quadro, occorre individuare una serie di riforme e iniziative che possano consentire di tornare a guardare alla professione forense come ad una prospettiva lavorativa di interesse per i giovani. Per fare ciò, occorre anzitutto incidere sul percorso di accesso alla professione, a partire da una riorganizzazione del corso di laurea in Giurisprudenza, al fine di renderlo maggiormente aderente rispetto alle esigenze formative dei futuri professionisti. In particolare, nella maggior parte dei percorsi di studio, almeno 2 o 3 delle materie obbligatorie sono rappresentate da discipline a matrice “storica” (Storia del diritto romano, storia del diritto italiano ecc.), mentre altre materie, aventi ad oggetto argomenti emergenti e sempre più “attuali”, quali ad esempio il diritto delle nuove tecnologie, sono considerate facoltative.Certamente sarebbe utile completare la formazione degli studenti, con lo svolgimento di esperienze da svolgersi al di fuori delle aule universitarie: stage presso i tribunali e negli studi legali, consentendo allo studente universitario già prima della laurea, di comprendere meglio i connotati essenziali del percorso professionale da intraprendere. La valorizzazione e la creazione di un professionista moderno ed efficiente, deve essere perseguita anche attraverso una riforma organica della c.d. pratica forense, mediante un potenziamento delle scuole forensi, la cui disciplina non è ancora entrata in vigore È necessario inoltre che l’avvio delle scuole forensi, cui deve essere garantito l’accesso anche ai meno abbienti, non sia ulteriormente procrastinato e che le stesse siano funzionali per lo sviluppo di quelle capacità necessarie all'esercizio della professione, assicurando altresì nei tirocinanti la consapevolezza dei principi deontologici cui l’attività deve essere sempre improntata. In tal senso sicuramente depongono le linee guida dettate dal Cnf, che suggeriscono l’adozione di un metodo didattico suddiviso in tre moduli con metodo casistico, con verifiche intermedie e finali, il cui superamento consentirà l’accesso all’esame di abilitazione. Proprio in considerazione di questo percorso formativo, appare ormai improcrastinabile una riforma dell’esame di abilitazione, anche attraverso una riduzione del numero di prove scritte. L’obiettivo non deve essere quello di “semplificare” l’esame, ma di renderlo più moderno e vicino alla professione. Oltre ad una riforma dell’accesso, la strada verso una modernizzazione della professione forense passa anche attraverso il definitivo avvio delle specializzazioni. Noi dell’Aiga abbiamo da sempre considerato le specializzazioni forensi una straordinaria opportunità per la gli Avvocati, soprattutto per i più giovani, e ha colto con favore la pubblicazione del nuovo regolamento, avvenuta a dicembre 2020. L’auspicio è che le iniziative giudiziarie avviate da alcuni Ordini territoriali non provochino un rallentamento, che rischierebbe di far perdere anni preziosi all’Avvocatura.I Giovani Avvocati guardano con favore anche al percorso di digitalizzazione della giustizia: una professione moderna è, necessariamente, una professione digitale. Più in generale, così come avviene in tutte le crisi, anche in questa è necessario cogliere opportunità di crescita. L’utilizzo di strumenti tecnologici (udienze da remoto incluse), le nuove modalità di rapporto con i clienti (sempre più frequenti sono i contatti con i clienti attraverso piattaforme telematiche) cui siamo stati costretti, hanno evidenziato l’opportunità di svolgere la professione forense in modo diverso, anche attraverso l’abbattimento dei confini geografici professionali, con conseguente riduzione dei costi.La professione forense è destinata a cambiare profondamente nei prossimi anni; i giovani avvocati hanno il dovere di raccogliere la sfida del cambiamento. *di Antonio De Angelis, Presidente Associazione italiana giovani avvocati (Aiga)