Tempestività. Tutela della salute. Rigore nelle valutazioni. I presupposti necessari per l’esame da avvocato erano molti. E non semplici di conciliare. Ci si è riusciti entro la scadenza che la guardasigilli Marta Cartabia aveva indicato: la fine di questa settimana. Stamattina la titolare della Giustizia ha proposto in Consiglio dei ministri il decreto sulle prove abilitanti. Condivisone e immediato via libera. Subito dopo, Cartabia ha precisato: «La data di inizio sarà indicata in un prossimo decreto ministeriale». Non è escluso si possa partire nel giorno che era stato indicato (a dicembre) per avviare le prove scritte: il 13 aprile. E grazie al notevole sforzo messo in campo per “moltiplicare” le subcommissioni, la fase del primo orale “preselettivo” potrebbe completarsi nell’arco di poche settimane. Nonostante i colloqui da svolgere siano 26mila (da un’ora ciascuno): quanti sono i candidati.

Esame orale preselettivo in sede

Nel comunicato diffuso dopo il via libera di Palazzo Chigi, la guardasigilli ha riassunto le caratteristiche essenziali dell’esame: «Due prove orali. Candidato nella sede d’esame (quella della Corte d’appello o del Consiglio dell’Ordine distrettuale, ndr). Commissione da remoto e una sola materia, scelta dal candidato, per la prima prova». Oltre appunto a quel dato organizzativo: «Molte più sottocommissioni». Testo subito trasmesso al presidente della Repubblica. Dal momento in cui il Dl sarà in Gazzetta decorreranno i 30 giorni (ce ne vorranno probabilmente molti meno) entro i quali via Arenula emanerà il decreto ministeriale con altri elementi, e soprattutto con la data effettiva di inizio delle prove e lo sviluppo del calendario.

Il ministero: modalità esame avvocato valutate col Cnf

«Le nuove modalità d’esame, valide esclusivamente per l’anno in corso», chiarisce ancora la nota della guardasigilli, «sono frutto di una interlocuzione costante tra ministero della Giustizia e Consiglio nazionale forense». Un concerto grazie al quale è stato possibile «elaborare una soluzione in grado di assicurare ai praticanti avvocati lo svolgimento dell’esame senza ulteriori rinvii, ma garantendo comunque una selezione e una effettiva verifica delle competenze maturate durante il tirocinio». Non c’erano molte alternative se non quella di sostituire lo scritto con il colloquio preselettivo. Da svolgersi nella sede ufficiale e alla presenza del segretario, col resto della commissione collegato da remoto.

Le subcomissioni saranno almeno 250

Ecco, le commissioni. Come detto l’impegno messo in campo consentirà tempi meno dilatati del previsto. Un aspetto sul quale il ministero diffonde un’ulteriore nota nel pomeriggio: «Le nuove modalità» hanno reso necessario «un grande sforzo organizzativo. Le sottocommissioni passeranno infatti da 94 – quante erano nel 2019, composte da 10 membri ciascuna – a 250, con 6 membri (tre titolari e tre supplenti). In caso di necessità, poi, si potranno dividere in ulteriori sottocommissioni da 3 membri, che diventerebbero quindi 500 in totale». Solo così diventa possibile pronosticare una tempistica non troppo dilatata: «Secondo proiezioni del dipartimento Affari di giustizia», chiarisce ancora il ministero, «ogni sottocommissione da tre membri avrebbe complessivamente 52 candidati da esaminare in totale. Una commissione da sei membri – invece – avrebbe in carico 104 candidati». E ancora: «Il decentramento logistico e la digitalizzazione contribuiranno, peraltro, a fronteggiare il carico di lavoro in tempi ragionevoli, insieme alla possibilità di attingere personale amministrativo anche da altre pubbliche amministrazioni, diverse dall’ambito della Giustizia».

Il Cnf: vigileremo su rischio disparità

Difficile fare previsioni certe. Ma l’ipotesi di 52 ore di esami preselettivi per ciascuna subcommissione corrisponderebbe a uno sviluppo che potrebbe contenersi anche nell’arco di venti giorni. In realtà, il solo vero aspetto problematico riguarda la formulazione dei quesiti. Nella interlocuzione col ministero, il Cnf aveva suggerito che le «quaestiones» fossero elaborate in modo centralizzato, a via Arenula. Invece se ne occuperanno le singole sottocommissioni. È la sola residua «criticità», per la massima istituzione dell’avvocatura. La presidente Maria Masi ricorda: «Il Consiglio nazionale forense ha collaborato con il ministero della Giustizia per garantire ai praticanti avvocati l’espletamento dell’esame della sessione 2020 ed evitare così ulteriori ritardi per l’accesso alla professione». Tuttavia, aggiunge la presidente, «il Cnf nutre alcune perplessità, relativamente alla formulazione del testo del decreto, per l’effettiva garanzia di equilibrio e parità di trattamento nei confronti di tutti coloro che affronteranno il primo colloquio orale». E per questo, spiega ancora Masi, «il Cnf aveva suggerito che i quesiti del primo orale, sostitutivo della prova scritta e della durata di una sola ora, fossero elaborati centralmente dal ministero stesso in modo di assicurare a tutti i candidati una condizione di omogeneità». Il Cnf, specifica Masi, «interloquirà con il ministero della Giustizia e con la commissione centrale d’esame per verificare che non sussista un eventuale rischio di disparità di trattamento per gli aspiranti avvocati». La questione potrà essere almeno in parte gestita proprio grazie al contenimento temporale della fase preselettiva, che eviterà particolari vantaggi per i praticanti esaminati a fine ciclo. Resta lo sforzo notevole compiuto per assicurare quei tre requisiti: tempi, rigore e sicurezza. E l’impegno è un attestato di considerazione per l’avvocatura.