C’è una buona notizia, almeno per gli avvocati: nel loro caso, il ddl sulla tutela dei professionisti in malattia si arricchisce delle ulteriori annunciate misure. Dall’obbligo del giudice a concedere la rimessione in termini in caso di ricovero o cure domiciliari fino al legittimo impedimento esteso al civile. Lo sanciscono gli ultimi emendamenti, presentati in particolare dal centrodestra, per i quali ieri è scaduto il termine. Ma sull’intero provvedimento resta una contorta suspence. È martedì prossimo che si deciderà davvero sui tempi, e forse sul destino stesso della legge.

Le opposizioni spingono per la procedura deliberante: vorrebbe dire che si vota tutto in commissione Giustizia, dove è in corso l’esame, senza necessità di andare in Aula. La maggioranza conserva perplessità. Remore che non risparmiano la relatrice Grazia D’Angelo, senatrice 5 stelle. Riguardano i rischi che, secondo i pentastellati, potrebbero profilarsi per la pubblica amministrazione, in particolare per l’erario, qualora vi fosse un corposo successo dell’istituto principale. Vale a dire la tutela concepita innanzitutto per chi, come commercialisti e consulenti del lavoro, cura il rapporto tra contribuente e fisco: viene eliminata ogni responsabilità a carico del professionista incaricato di compiere atti in favore di un’amministrazione pubblica qualora il professionista stesso si trovi in uno stato di malattia così grave da doversi sottoporre a ricovero o a cure domiciliari per almeno 3 giorni. In casi simili il termine per adempiere a quegli atti è «sospeso fino a 45 giorni dopo la dimissione». Così recita l’articolo 1, nella riformulazione prevista dall’emendamento depositato ieri da M5S e Pd. Sembrerebbe tutto chiaro. Ma, secondo i 5 stelle, ora è necessario discutere con i vertici di Agenzia delle entrate per capire se i rinvii possano causare ricadute finanziarie serie.

Prima di correre verso la deliberante, il nodo va sciolto, sostiene la maggioranza. Il vicepresidente della commissione Giustizia, Alberto Balboni di Fdi, si dice «ottimista». Perché, spiega al Dubbio, «realisticamente il rinvio delle scadenze non riguarderebbe qualsiasi tipo di impedimento, ma solo malattie gravi, che richiedono un ricovero improvviso. Non un numero enorme di casi». In virtù di tale ragionamento, il centrodestra confida che martedì si trovi una volta per tutte la quadra sulla deliberante. Che sarebbe preziosa, in particolare per gli avocati. Anche perché consentirebbe di portare al traguardo alcune norme fatte apposta per il covid, e che dunque ha poco senso tenere in freezer a lungo. A cominciare dalla rimessione in termini che il difensore può ottenere anche nei casi in cui è costretto all’ «isolamento» o alla «quarantena precauzionale» previste per il coronavirus. A prevederlo, per la precisione, è la modifica predisposta in particolare dai senatori che rappresentano la Lega in commissione Giustizia, a cominciare dal presidente della commissione stessa, Andrea Ostellari, e dalla senatrice Erika Stefani, avvocato civilista. Il paradosso è che le tutele emergenziali per gli avvocati non sono affatto ritenute problematiche da M5S e Pd. Si trovano “intrappolate” però nello stesso testo che chiama in causa il fisco e l’Inps. Tutto è dunque subordinato alle incertezze sugli altri aspetti della legge.

Sono abbastanza interessanti da auspicarne la rapida entrata in vigore anche le altre tutele introdotte per gli avvocati con gli ultimi emendamenti, della Lega ma anche di Fratelli d’Italia, in particolare di Balboni e del primo firmatario, Andrea de Bertoldi. Il ricordato vincolo, per il giudice, a concedere la remissione in termini, per qualsiasi tipo di procedimento ( civile, penale, amministrativo, contabile) in caso di malattia grave con ricovero, e l’estensione al civile del legittimo impedimento già previsto per il penale. In caso di ricovero o cure domiciliari il termine per il deposito degli atti decorre 30 giorni dopo il cessare della malattia. Ma tutto dipende dagli scrupoli verso Agenzia delle entrate, Inps e casse private. In proposito de Bertoldi ha giocato d’anticipo: ha previsto, in un ulteriore emendamento, lo stop al decorso dei termini di prescrizione in favore di quegli enti. Balboni a sua volta ha specificato la natura penale delle sanzioni per chi adombra un falsa malattia: fino a un anno di reclusione, come avviene già, con l’articolo 481, per le false attestazioni di avvocati e medici. Basterà ad attenuare le preoccupazioni della maggioranza? Martedì lo sapremo.