«Giustizia per Giulio Regeni e scarcerazione immediata di Patrick Zaki». A chiederlo con forza adesso è il Parlamento Europeo, che ieri ha approvato la risoluzione sulla violazione dei diritti umani in Egitto con 434 voti a favore, 49 contrari e 202 astenuti. Nel testo si fa esplicito riferimento all’assassinio di Giulio Regeni, morto al Cairo nel 2016, e alla detenzione di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna che si trova nel carcere di Tora dallo scorso febbraio con l’accusa di propaganda sovversiva, istigazione alla protesta e istigazione al terrorismo. L’Eurocamera chiede all’Egitto la sua «liberazione immediata e incondizionata» e fa appello all’Unione Europea affinché esorti «le autorità egiziane a collaborare pienamente con le autorità giudiziarie italiane» nel caso Regeni.

Per gli eurodeputati si tratta di un «dovere imperativo delle istituzioni nazionali e dell’Ue», chiamata ad adottare le azioni diplomatiche necessarie. Per quanto riguarda l’omicidio del ricercatore friulano, l’Eurocamera cita l’inchiesta della Procura di Roma, chiusa il 10 dicembre: in quell’occasione i magistrati hanno affermato di disporre di «prove inequivocabili» sul coinvolgimento di quattro agenti delle forze di sicurezza dello Stato egiziano nel rapimento e nell’omicidio di Giulio Regeni, nonostante i numerosi tentativi di ostacolare le indagini da parte delle autorità egiziane. In particolare, i deputati chiedono all’Ue di esortare l’Egitto a fornire gli indirizzi di residenza dei quattro 007 indagati, come vuole la legge italiana, ed esprimono «sostegno politico e umano» alla famiglia Regeni nella ricerca della verità. Per Zaki, la cui detenzione è stata costantemente prorogata negli ultimi 10 mesi - l’ultima volta il 6 dicembre per ulteriori 45 giorni - il Parlamento Europeo chiede di ritirare tutte le accuse a carico del ricercatore e impegna l’Europa ad adottare una reazione diplomatica ferma e rapida.

«Il Parlamento europeo ha detto all’Egitto: nessun compromesso su verità, giustizia e diritti umani», scrive su twitter il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. «Dopo il Recovery Fund, dopo le sanzioni per i Paesi europei che violano lo Stato di Diritto si dimostra una volta di più che l’Europa c’è», commenta l’eurodeputato Giuliano Pisapia. Il voto di ieri «è il sigillo delle battaglie portate avanti dal parlamento europeo, mentre gli stati nazionali continuano ad avere comportamenti non lineari troppo spesso condizionati da presunti interessi nazionali», sottolinea l’ex sindaco di Milano senza fare sconti al governo italiano di cui «solo ora - precisa si coglie quel cambio di passo lungamente atteso e sollecitato».

«Adesso è fondamentale - conclude Pisapia - che Parlamento e Commissione parlino sempre più con una voce sola e che si attui quanto previsto al punto 18 della Risoluzione: “il blocco di tutte le esportazioni verso l’Egitto di armi, tecnologie di sorveglianza e qualsiasi attrezzatura che possa essere utilizzata per reprimere le minoranze e i difensori dei diritti umani”».