Sulla riforma del Mes il deputato di Italia Viva, Luciano Nobili, non ha fatto mancare il suo voto al governo ma spiega che «sul Recovery Plan non arretreremo» e che «c’è bisogno di un nuovo patto di legislatura» perché «le questioni sociali che hanno portato alla nascita del Conte bis oggi sono esaurite».

Onorevole Nobili, la riforma del Mes è passata ma sul Recovery Plan la discussione è ancora in alto mare. Farete dei passi verso il presidente del Consiglio?

Già in passato eravamo in disaccordo su alcune scelte del governo, ma la novità è che questa volta è nostra intenzione andare fino in fondo. Se in passato ci siamo fatti vincere dal senso di responsabilità anche quando avevamo dissensi veri rispetto al resto di maggioranza e governo, stavolta la posta in gioco è troppo importante. Smentendo le richieste del ministro della Salute, Roberto Speranza, ci sono solo nove miliardi per la sanità e io mi chiedo: sono così pochi perchè si pensa di accedere ai fondi del Mes o perchè si pensa, sbagliando clamorosamente, che possano bastare? E perchè prevediamo di spendere decide di milioni a debito per opere già previste e non vogliamo i fondi del Mes che farebbero risparmiare trecento milioni all’anno?

Questo dovrebbe chiederlo ai suoi colleghi di maggioranza. Il voto di ieri sarà il canto del cigno del Conte bis?

Questo governo è nato con il contributo determinante di Renzi e Italia Viva, che l’ha sostenuto in tutte le scelte senza spaccature, ma ora siamo arrivati a un punto in cui la ragione sociale di questa esperienza è esaurita. Il Conte bis era nato per bloccare l’aumento dell’Iva, impedire i pieni poteri a Salvini e salvare l’Italia da una possibile uscita da Euro e Unione Europea. Ottenuti questa obiettivi, ci dobbiamo dare una nuova mission, un nuovo patto di legislatura che passi per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica.

Dunque il vostro non è un bluff, ma addirittura un rilancio?

C’è bisogno di un tavolo tra i leader politici di maggioranza e il punto principale del patto deve essere proprio il Recovery Plan: questo è ineludibile. Da luglio diciamo di fare presto e bene, crediamo che lo debba fare il governo perché con quei soldi si faranno scelte strategiche nell’interesse futuro del Paese. Ogni scelta deve però essere condivisa in Parlamento affinché tutti possano avere voce in capitolo. Se sprechiamo queste risorse avremo la maledizione delle generazioni future. Se le investiamo come si deve, il cosiddetto “debito buono” evocato da Mario Draghi, allora forniamo un servizio all’Italia di oggi e domani.

Non crede che sia troppo tardi? Il governo sembra galleggiare ormai da settimane…

Quello che dobbiamo evitare è proprio il galleggiamento e questa idea è stata sintetizzata meglio di me dal segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti, il quale ha detto che il governo “non deve tirare a campare”. Ebbene, spesso nel portare avanti le nostre idee ci siamo trovati da soli ma questa volta registro che le posizioni di Italia Viva sono condivise da molti esponenti del Pd e del M5s. Lo stesso Graziano Delrio ha chiaramente detto a Conte di trovare una soluzione il prima possibile.

La soluzione di Conte è già sul tavolo e prende il nome di “cabina di regia”. Che cosa non vi convince?

Il presidente del Consiglio dice spesso che i suoi ministri sono i migliori del mondo. Bene, li mettesse in campo e giocasse la partita. Non vorrei che in un eccesso di populismo si siano cancellati trecento parlamentari con l’idea di sostituirli con trecento consulenti. Noi preferiamo i parlamentari, perché rappresentano i cittadini.

State tentando di convincere il Pd a “mollare” Conte?

É questione di guidare il Paese, non di mollare qualcuno. Insieme al Pd sarebbe utile e bello costruire insieme un binario riformista entro il quale far camminare il governo. Il problema è che nei mesi scorsi il Pd è somigliato più al M5s che a noi. Al Nazareno ci sono tempi e divisioni comprensibili, ma le cose ora sembrano essere cambiate.

Come si esce da questo stallo?

Noi non vogliamo mettere in crisi alcun governo ma Conte non può che trarre le conclusioni dal dibattito di questi giorni. Addirittura è stata scomodata la Commissione europea, che ha dovuto smentire l’idea che l’istituzione di una task force fosse una specifica richiesta comunitaria. La cosa migliore è che Conte accantoni quella proposta di cabina di regia e avvi un percorso per un’interlocuzione seria sia nel governo che in Parlamento. Se proprio vuole avviare un’unità di missione segnalo che c’è da ripristinare a palazzo Chigi il piano “Italia sicura”, mentre se vuole una lista di esperti segnalo che da luglio aspettiamo che vengano ufficializzati i commissari per i cantieri sbloccati dal decreto Semplificazioni.