Mentre Vito Crimi presenta sul Blog delle Stelle il documento di sintesi dei lavori congressuali, Davide Casaleggio rende Rousseau un soggetto potenzialmente autonomo dal Movimento 5 Stelle. Il grillismo del futuro - guidato da un organo collegiale, padrone delle proprie risorse economiche e deciso a definire per contratto i «rapporti con il gestore della piattaforma» - non affascina più il figlio del cofondatore. E non basta mettere per iscritto che il limite dei due mandati ( almeno per ora) non subirà alcuna deroga, come richiesto da Alessandro Di Battista, per sanare i conflitti interni. Casaleggio e i vertici pentastellati vivono ormi su pianeti diversi, diffidano l’uno dell’altro, se le mandano a dire attraverso i giornali.

E così Davide prende l’iniziativa e lancia il piano «2020- 2021», con un’iniziativa on line a cui sono invitati, oltre agli attivisti, lo stesso presidente dell’Associazione Rousseau, i soci Enrica Sabatini e Pietro Dettori e il responsabile tecnico Level Up Rousseau Cristian Laurini. Quale sia lo scopo dell’incontro non è dato saperlo, se non quello di definire le parole d’ordine el 2021, che sananno «territorio e merito». L’unica certezza, ribadita senza giri di parole dal capo politico Vito Crimi, è che questo evento, indetto all’indomani degli Stati generali, nulla ha a che vedere col Movimento 5 Stelle. Il piano 2020- 2021, «è una libera iniziativa dell’associazione ( Rousseau, ndr), mai concordata», col partito, aveva chiarito Crimi pochi giorni fa, scavando ulteriormente il fossato che divide il M5S dal figlio di Gianroberto. Ai piani alti pentastellati sono convinti che l’obiettivo di Casaleggio jr sia abbastanza chiaro: «Trasformare Rousseau in un partito», dice più d’uno. Come? Utilizzando l’elenco degli iscritti del Movimento.

Sulla carta, il presidente dell’associazione che gestisce la piattaforma ha convocato l’incontro di ieri sera “solo” per parlare di futuro. Obiettivi: presentare le nuove funzionalità di Rousseau e presentare «i progetti che rispondono alle esigenze che in questi anni gli iscritti ci hanno manifestato e che noi, come sempre, abbiamo portato avanti immaginando Rousseau come un abito sartoriale cucito sulle loro richieste». Il tutto, senza aver minimamente informato i vertici del partito a cui quegli attivisti sono iscritti. Non solo, «un altro importante progetto riguarderà la creazione di una rete di persone, annunciata già il 4 ottobre, che chiameremo Ambasciatori della Partecipazione e che coinvolgerà tutti coloro che vogliono formarsi e promuovere la democrazia diretta e gli strumenti di partecipazione e di cittadinanza attiva e digitale».

Ma il sospetto che Casaleggio voglia cambiare natura alla sua creatura, trasformandola ogni giorno di più in un’organizzazione autonoma, non si limita al “piano 2020- 2021”. Perché il progetto di Davide, ormai escluso nei fatti dalla vita politica del-Movimento, prevede anche che Rousseau si doti di una cassa indipendente dall’autotassazione dei parlamentari o dai finanziamenti che deriveranno da un contratto di servizi. «Proprio in questi mesi abbiamo sentito il profondo supporto e la fiducia di tanti che vogliono lavorare insieme a soluzioni che possano supportare il progetto e continuare a garantire agli attivisti di essere protagonisti di uno spazio decisionale e di partecipazione unico al mondo», si legge sul sito della piattaforma. «Abbiamo deciso di ascoltare il loro suggerimento e proporre così un piano di rilancio con attività e progetti che alimenterà un piano di autofinanziamento che possa compensare i gravi e mancati introiti previsti e aggregare i contributi necessari». Dunque, Rousseau andrà per la propria strada, grazie all’autofinanziamento, indipendentemente dal “buon cuore” dei singoli parlamentari, fino a oggi tenuti a versare 300 euro al mese per il funzionamento della piattaforma. Primo sostenitore dell’iniziativa: Alessandro Di Battista, che su Facebook ha annunciato la sua donazione.

Ed è proprio questo il punto della questione: cosa farà Dibba da grande? Perché la fuga in avanti di Casaleggio non preoccupa più di tanto Luigi Di Maio e gli altri. A patto che la fuga sia solitaria. Ma se i progetti di Davide convincessero fino in fondo l’ex deputato romano, in grado di sottrarre al gruppo pentastellato un buo numero di parlamentari, le cose cambierebbero, la “minaccia” su Movimento si farebbe concreta. Scenario a cui Crimi preferisce non pensare al momento, lasciando che l’emorragia di deputati e senatori, al momento, prosegua in ordine sparso, senza uno scopo preciso. Ieri è toccato all’onorevole Elisa Ragusa, finita sotto la lente d’ingrandimento die probi viri per aver votato No al referendum sul taglio dei parlamentari, abbandonare il M5S e approdare al Misto. «Abbiamo svenduto un pò d’anima ogni giorno», dice, puntando il dito contro la «gestione disastrosa» del gruppo dirigente. Gli Stati generali non hanno ottenuto l’effetto sperato.