Ancora divisioni nell’Associazione nazionale magistrati (Anm): il documento con le linee programmatiche, messo a punto ieri dal tavolo tecnico appositamente creato allo scopo di poter arrivare alla nomina di una giunta unitaria, è stato approvato solo a maggioranza semplice. Diciotto i voti a favore, quelli di Area e di Unicost, e altrettante le astensioni, registrate tra i gruppi di Magistratura Indipendente, Autonomia&Indipendenza e Articolo 101. La riunione riprenderà nel pomeriggio, quando è attesa l’elezione dei nuovi vertici del sindacato delle toghe: al momento soltanto gli esponenti di "Articolo 101" hanno reso noto ufficialmente il nome del loro candidato alla presidenza, quello di Andrea Reale. Nel documento sottoposto al voto del "parlamentino", si parla di «centralità della questione morale», dopo il caso Palamara, e si sottolinea che «tutti i gruppi associativi hanno piena legittimazione a partecipare al lavoro dell’associazione e agli stessi deve riconoscersi pari dignità». Inoltre, si affronta il tema del sistema elettorale per il Csm, affermando che «formerà oggetto di una specifica commissione», così come viene proposta una commissione «per la rilevazione delle criticità che l’attuale sistema normativo, sia primario che secondario, determina nel conferimento degli incarichi direttivi». Nel documento, poi, si «riconosce e riafferma la legittimazione» degli organi dell’Anm «a intervenire, nel dibattito pubblico, sui temi della giustizia e della giurisdizione», e si sottolinea la necessità di una «particolare attenzione alla materia sindacale, al miglioramento delle condizioni di lavoro, tema reso ancor più urgente dall’emergenza pandemica, che espone a gravi pericoli il fondamentale diritto alla salute dei magistrati e di tutti gli operatori e gli utenti del servizio giustizia». Per questo, viene richiamato «il delicato problema dell’edilizia giudiziaria», oltre alla «tutela dello status dei magistrati, soprattutto per quanto riguarda le fasce più giovani». E ancora: viene ribadito il "no" «a ogni progetto di separazione delle carriere e di gerarchizzazione degli uffici», mentre viene definito «fondamentale» il «confronto» e il «dialogo» con l’avvocatura e il personale amministrativo. L’auspicio espresso nel documento è anche per la «tempestiva messa a punto di un sistema di individuazione del lavoro sostenibile per ciascun magistrato». A un mese dalle elezioni che hanno rinnovato il direttivo, il 20 ottobre scorso, l’Anm, su cui ancora pesano gli effetti del caso Palamara, fatica dunque ad eleggere i suoi nuovi vertici. Le posizioni dei due gruppi più votati, Area e Magistratura indipendente, che hanno rispettivamente 11 e 10 seggi, appaiono distanti. «Vogliamo una giunta unitaria, chiediamo ad Area e Mi di guardare al futuro, allontanando prove di forza, per dare a tutti i colleghi un’Anm solida», aveva detto ieri per Unicost Alessandra Maddalena, proponendo la costituzione del tavolo di lavoro. «Una responsabilità chiara su valori irrinunciabili» era stata invocata dal presidente uscente, Luca Poniz, di Area, il magistrato più votato, che ha definito «il confronto tra tutti una stella polare», accogliendo la proposta del tavolo di lavoro. L’Anm «non può essere un sequel di quella precedente. Abbiamo vissuto una stagione di forti lacerazioni ed è difficile che le ferite possano essere superate», la posizione di Magistratura Indipendente, espressa da Salvatore Casciaro. Mentre Antonio Sangermano aveva invitato a evitare «un uso strumentale della questione morale», sottolineando che «la degenerazione del correntismo ha riguardato tutte le componenti tradizionali». Per Autonomia&Indipendenza era stato Aldo Morgigni, ad evidenziare l’opportunità di cercare punti di contatto programmatici prima di eleggere i vertici: «Se si votasse ora non ci sarebbe convergenza, è preferibile cercare un programma condiviso». Per questo il tavolo era stato rinviato a oggi. Ma per ora, nessun accordo all'orizzonte. E pomeriggio dovrebbe essere nominati i vertici del sindacato.