Il plenum del Csm ha approvato all’unanimità la nomina di Giuseppe Spadaro a presidente del Tribunale dei minori di Trento. Finisce, dunque, l’esperienza alla guida del Tribunale dei minori di Bologna, dove il magistrato calabrese è arrivato nel 2013 e dove, nell’ultimo anno, si è trovato a dover respingere gli attacchi di chi, erroneamente, gli attribuiva responsabilità per i fatti contestati nell’inchiesta “Angeli e Demoni”.

Dopo la gogna arriva, dunque, la gloria. Con un vero e proprio atto di coraggio da parte del Csm, che ha cancellato con un colpo di spugna ogni residuo dubbio sulla professionalità di Spadaro. Un primo passo lo aveva fatto, nei giorni scorsi, il ministero della Giustizia, che con la sua richiesta di costituzione di parte civile nel processo “Angeli e Demoni” aveva, di fatto, cristallizzato il ruolo di parte offesa del Tribunale. Nessuna connivenza, dunque, con eventuali reati commessi dai servizi sociali che hanno messo in atto gli allontanamenti cautelari dei bambini coinvolti nell’inchiesta dalle loro famiglie. Eppure un anno fa, quando scoppiò il presunto scandalo degli affidi illeciti, gli effetti di quello tsunami che travolse i servizi sociali ricaddero anche su Spadaro e i suoi colleghi, in prima linea per salvare i più piccoli da situazioni potenzialmente pericolose. Al punto che in via del Pratello, sede del Tribunale dei minori emiliano, il ministro Alfonso Bonafede spedì gli ispettori, per verificare eventuali connivenze tra giudici minorili e servizi sociali dei Comuni della Val d’Enza, protagonisti dell’inchiesta. E quell’ispezione piombò tra capo e collo a Spadaro proprio il giorno prima che il Csm si determinasse per la sua nomina a procuratore minorile di Roma, per la quale era in netto vantaggio sulla collega concorrente, Giuseppina Latella, poi scelta al suo posto per motivi di opportunità, in attesa dell’esito di quella indagine interna. Che l’esito sia stato positivo, ormai, è un dato di fatto. Tant’è che il nome di Spadaro è stato indicato all’unanimità dalla Quinta Commissione del Csm, su proposta dell’allora consigliere Piercamillo Davigo.

Nella relazione di presentazione viene sottolineata una «non comune caratura» e una capacità «di condurre e definire una notevolissima quantità di procedimenti», con la celebrazione di tre udienze settimanali, con le quali «supera ampiamente il 50 per cento di competenza del dirigente e testimonia un “vero e proprio amore della funzione”, come indicato nell’ottobre 2015 nel rapporto informativo del Presidente della Corte di appello di Bologna». E anche la qualità del lavoro giudiziario, si legge nella relazione, «è di particolare valore». Tutto ciò, secondo il Csm, assume ancora più rilievo, considerate le conclamate difficoltà dell’ufficio minorile emiliano, a causa dell’esiguo numero dell’organico e per la scopertura del 45 per cento del personale amministrativo, soprattutto tenuto conto del bacino di utenza del tutto sproporzionato, che colloca la dotazione organica del Tribunale dei minori di Bologna «tra le più basse dell’intera nazione, se non la più bassa».

Nonostante ciò, dall’anno 2014 sino all’anno 2016, la sua produzione è arrivata «complessivamente a triplicarsi quasi nel settore civile e ad aumentare in misura pari circa al 150 per cento nel settore penale, malgrado la scopertura pressoché costante di una unità su sei magistrati». Un livello di merito e di preparazione tecnico- giuridica di assoluto spessore, si legge ancora nella relazione, «ma anche non comuni attitudini organizzative e direttive, nello specifico settore specializzato dei minorenni che lo rendono il candidato certamente più idoneo, nel confronto con gli altri aspiranti».

Il plenum di ieri ha anche portato all’approvazione a larghissima maggioranza - con sole due astensioni -, della nuova circolare relativa ai criteri di nomina e conferma dei giudici onorari minorili per il triennio 2023- 2025, all’esito dell’istruttoria in Ottava Commissione promossa dal laico della Lega Stefano Cavanna proprio dopo l’inchiesta “Angeli e Demoni”.

La nuova circolare mira a garantire la «massima trasparenza» nell’attività del Csm di nomina e conferma dei giudici onorari minorili, grazie a «criteri prefissati e non derogabili», previsti dalla Commissione costituita ai fini della valutazione delle domande degli aspiranti. «Ciò significa - ha spiegato il relatore togato di Magistratura Indipendente, Antonio D’Amato - che non sarà più possibile derogare alla graduatoria in ragione di particolari competenze professionali, come invece accadeva in passato». La circolare introduce, da un lato, l’obbligo per i giudici onorari minorili di comunicare immediatamente al dirigente dell’ufficio eventuali situazioni che incidano o possano incidere sulla permanenza dei requisiti per la nomina, dall’altro, il dirigente dell’ufficio avrà un costante dovere di vigilanza sulla permanenza di tali requisiti.