Ma ora va scongiurata una nuova babele di protocolli nei Tribunali
Nonostante i provvedimenti governativi delle ultime ore, una parte dell’attività giudiziaria rischia di restare esposta al vento delle “variabili organizzative” predisposte dai capi di ciascun ufficio. Una nota della Procura generale della Cassazione ha già preannunciato la minaccia. E adesso l’esecutivo non può rispondervi con l’inerzia
Se un Paese senza regole non può esistere, un Paese in cui le regole siano inattendibili perché l’apparato deputato alla loro applicazione non funziona è inaffidabile e non credibile. Il corretto andamento del sistema giudiziario, dunque, lungi dal rimanere argomento a parte e “di nicchia”, ha una valenza trasversale con imprescindibili ricadute anche sul sistema sociale, politico ed economico.
Nell’incertezza generale che caratterizza il periodo in cui viviamo, non può che preoccupare e lasciare sgomenti la nota della Procura generale della Corte di Cassazione con la quale si anticipa la possibilità di un ripristino delle procedure contenute nell’articolo 83 del decreto legge 18/2020 che, tra l’altro, prevedevano un affidamento generico dei poteri di organizzazione degli uffici ai presidenti di Tribunale.
Detta previsione ha già provocato, nel periodo marzo-giugno 2020, il proliferare di numerosi e diversi protocolli che hanno certamente inciso negativamente rallentando l’intero sistema giustizia e l’attività degli avvocati. Sulle pagine del Dubbio mi ero già espressa sulla questione, ricordando come l’utilizzo del telelavoro, da non considerarsi “smart working”, sia deleterio per l’utenza, anche considerando il rischio sanitario che è limitabile, in ogni settore, con il costante controllo e il rispetto rigoroso delle regole di convivenza in pubblico.
Un nuovo stallo dell’attività nei Tribunali potrebbe causare un insanabile accumulo dei procedimenti, un ingolfamento ulteriore della macchina giudiziaria già gravemente compromessa dalle misure emergenziali dettate da provvedimenti passati.
È inaccettabile anche la polemica politica sollevata in maniera strumentale e direi, al di là dei ruoli ricoperti, da “ignoranti” della materia e del settore con cui, proprio per la mancata conoscenza degli argomenti, si è addossato il malfunzionamento dell’intero apparato giudiziario al settore dell’avvocatura.
Dichiarazioni spudoratamente populiste volte solo ad alimentare il malcontento di fasce di popolazione già ampiamente in difficoltà, mosse dall’unico scopo di sollevare polveroni alla inutile ricerca di un responsabile.
Non si deve mai pensare di poter eludere un confronto serio tra politica, operatori e professionisti per arrivare a soluzioni condivise, utili all’operatività e al mantenimento delle garanzie di un sistema strategico per il nostro Paese.
La giustizia è un’infrastruttura fondamentale perché il tessuto produttivo di qualsiasi Nazione possa svilupparsi e modernizzarsi. È condizione fondamentale per la crescita sociale e culturale. Il buon funzionamento dell’apparato giudiziario rappresenta dunque il tassello imprescindibile per il processo di sviluppo che l’Italia dovrà affrontare fin da subito, opponendosi con forza e decisione a qualsiasi provvedimento atto a inficiarne o rallentarne la ripresa.
*Avvocato, senatrice Iv, vicepresidente commissione Lavori pubblici e Comunicazioni
Ma ora va scongiurata una nuova babele di protocolli nei Tribunali
di Silvia Vono*
Se un Paese senza regole non può esistere, un Paese in cui le regole siano inattendibili perché l’apparato deputato alla loro applicazione non funziona è inaffidabile e non credibile. Il corretto andamento del sistema giudiziario, dunque, lungi dal rimanere argomento a parte e “di nicchia”, ha una valenza trasversale con imprescindibili ricadute anche sul sistema sociale, politico ed economico.
Nell’incertezza generale che caratterizza il periodo in cui viviamo, non può che preoccupare e lasciare sgomenti la nota della Procura generale della Corte di Cassazione con la quale si anticipa la possibilità di un ripristino delle procedure contenute nell’articolo 83 del decreto legge 18/2020 che, tra l’altro, prevedevano un affidamento generico dei poteri di organizzazione degli uffici ai presidenti di Tribunale.
Detta previsione ha già provocato, nel periodo marzo-giugno 2020, il proliferare di numerosi e diversi protocolli che hanno certamente inciso negativamente rallentando l’intero sistema giustizia e l’attività degli avvocati. Sulle pagine del Dubbio mi ero già espressa sulla questione, ricordando come l’utilizzo del telelavoro, da non considerarsi “smart working”, sia deleterio per l’utenza, anche considerando il rischio sanitario che è limitabile, in ogni settore, con il costante controllo e il rispetto rigoroso delle regole di convivenza in pubblico.
Un nuovo stallo dell’attività nei Tribunali potrebbe causare un insanabile accumulo dei procedimenti, un ingolfamento ulteriore della macchina giudiziaria già gravemente compromessa dalle misure emergenziali dettate da provvedimenti passati.
È inaccettabile anche la polemica politica sollevata in maniera strumentale e direi, al di là dei ruoli ricoperti, da “ignoranti” della materia e del settore con cui, proprio per la mancata conoscenza degli argomenti, si è addossato il malfunzionamento dell’intero apparato giudiziario al settore dell’avvocatura.
Dichiarazioni spudoratamente populiste volte solo ad alimentare il malcontento di fasce di popolazione già ampiamente in difficoltà, mosse dall’unico scopo di sollevare polveroni alla inutile ricerca di un responsabile.
Non si deve mai pensare di poter eludere un confronto serio tra politica, operatori e professionisti per arrivare a soluzioni condivise, utili all’operatività e al mantenimento delle garanzie di un sistema strategico per il nostro Paese.
La giustizia è un’infrastruttura fondamentale perché il tessuto produttivo di qualsiasi Nazione possa svilupparsi e modernizzarsi. È condizione fondamentale per la crescita sociale e culturale. Il buon funzionamento dell’apparato giudiziario rappresenta dunque il tassello imprescindibile per il processo di sviluppo che l’Italia dovrà affrontare fin da subito, opponendosi con forza e decisione a qualsiasi provvedimento atto a inficiarne o rallentarne la ripresa.
*Avvocato, senatrice Iv, vicepresidente commissione Lavori pubblici e Comunicazioni
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