Per Italia Viva la dialettica sul voto ai diciottenni per il Senato “era già chiara da tempo” e il vicepresidente della Camera e deputato di Iv, Ettore Rosato, spiega che “occorre superare il bicameralismo paritario” ma assicura che il rimpasto di governo “non è un tema all’ordine del giorno”.

Onorevole Rosato, ha ragione chi dice che la vostra è stata l’ennesima strategia per mettere il bastone tra le ruote al Pd?

É normale che in una maggioranza prima di assumere delle decisioni ci si confronti. Noi non siamo mai riusciti a fare un confronto vero e articolato sulle riforme costituzionali e abbiamo chiesto che si mantenesse fede agli impegni che abbiamo condiviso. Invece si è tentato di procedere senza una visione complessiva. Per esempio sull’abbassamento dell’età per il voto ai diciottenni al Senato noi avevamo già avvisato che non eravamo d’accordo se non fosse stata modificata anche l’età per l’elettorato passivo, cosa su cui c’era un accordo di maggioranza che si è voluto stralciare. Non si può sempre pensare di fare le cose che piacciono agli altri e non ascoltare mai la nostra opinione. Abbiamo solo fatto presente che l’accordo non era stato rispettato.

Un accordo che però avevate già votato, giusto?

Sì, ma perché come detto c’era un accordo anche per l’abbassamento dell’elettorato passivo, già previsto in commissione al Senato. Con un emendamento in Aula l’hanno tolto e noi non abbiamo più votato il testo. Sembra che ci si trovi spaesati di fronte a cose che però erano già chiare da tempo.

Quindi nessuna manovra politica di palazzo da parte vostra…

Non so a chi convenga non sedersi a un tavolo e ragionare sulle cose, la nostra non è una battaglia contro qualcuno. Avevamo assunto decisioni sul percorso istituzionale e bisogna rispettarle. In queste settimane Di Maio, Zingaretti, Zaia e Salvini hanno espresso disponibilità a ragionare sul superamento del bicameralismo paritario. É inutile discutere dell’età dei senatori e su chi va a votare se non superiamo il bicameralismo paritario. Per logica, trattandosi della Costituzione, questo ragionamento andava fatto prima.

Beh, ma nella proposta di riforma costituzionale presentata dal Pd c’è anche il superamento del bicameralismo paritario. Non basta?

Qui si tratta della Costituzione, non è una corsa a chi arriva prima. Visto che anche il Pd vuole lavorare su questo tema è necessario lavorarci insieme. Per farlo, il ruolo del presidente del Consiglio sta nel costituire finalmente un tavolo di maggioranza dove ci sia un confronto su tutti quei temi su cui noi non sappiamo niente.

Per esempio?

Il Mes, su cui l’altro giorno abbiamo evitato di votare per non mettere in difficoltà il governo. É un tema talmente importante che forse vale la pena ragionarci assieme, o no? Così come il Ponte sullo Stretto. Ci sarà un confronto di maggioranza o ci ritroveremo un giorno a discuterne in Aula con posizioni diverse? Il caso emblematico è quello di Autostrade: sono passati due anni con rinvii e decisioni rimandate. Un po’ di chiarezza in maggioranza sarebbe utile.

Sottolineate tutti questi problemi per ottenere un rimpasto di governo?

Non è il tema all’ordine del giorno. Quel che è certo è che abbiamo una quantità enorme di risorse da spendere che non vanno sprecate e per farlo ci vuole un governo che sappia gestirle in maniera trasparente ed efficacia.

Quello attuale non sarebbe in grado?

Lavoro perché questo esecutivo e questa maggioranza facciano le cose meglio possibile, al momento non è così.

Su queste colonne il capogruppo Pd in Senato Andrea Marcucci non ha posto un veto sull’entrata di Forza Italia in maggioranza. Lei cosa ne pensa?

Figuriamoci se sarei io a porre veti. Dal punto di vista culturale e politico riteniamo che sulla spesa delle risorse del Next Generation Ue e del Mes bisogna coinvolgere anche le opposizioni. Stiamo facendo una quantità di debiti che graveranno sulle nuove generazioni e la responsabilità va condivisa. A maggior ragione se c’è qualcuno che vuol dare una mano a questo esecutivo è il benvenuto.

Ma come potrebbe convivere la natura liberale e garantista di Forza Italia con quella giustizialista del M5s?

Forza Italia non entrerà mai in questo governo, anche perché per mera convenienza preferiscono stare insieme alla Lega e a Fratelli d’Italia. Certo tra gli azzurri sono in tanti a pensare che la sudditanza psicologica a Salvini non sia la migliore delle premesse per il prossimo futuro.

Nel 2021 quota 100 verrà messa in cantina. Sarà pensionato anche il reddito di cittadinanza?

Non siamo contrari né nell’aiutare le persone ad andare in pensione con regole più adeguate né nell’aiutare chi è in difficoltà, perché è nostro dovere farlo. Tuttavia quota 100 ha messo tutti nello stesso piano, mentre il reddito di cittadinanza non ha affrontato né il tema della povertà né quello del reinserimento lavorativo. Manteniamo il nome, se vogliamo, ma nella sostanza va cambiato radicalmente.

Non teme che su questo si possa arrivare allo scontro definitivo con il M5s?

Il governo non solo può continuare ma deve farlo, perché stiamo entrando in un ciclo economico negativo e la nostra sfida vera sarà passare da una cultura assistenzialista a una cultura degli investimenti. Su questo non faremo sconti, ma arriveremo a una sintesi.

Chi non fa sconti al momento è il coronavirus. Andremo incontro a nuove restrizioni?

Bisogna evitare a tutti i costi un nuovo lockdown e bisogna fare i tamponi. Occorre dare le dotazioni di mascherine ed equipaggiamento a tutti quelli che ancora non le utilizzano. Bisogna usare prudenza, aumentare l’intensità del trasporto pubblico locale e non chiudere le scuole. Gli effetti economici di un nuovo lockdown sarebbero insopportabili.

Come vede il futuro politico di Italia Viva?

Le prossime amministrative ci vedranno in campo in tutte le città. Il progetto di Iv è duraturo e siamo convinti che ci sia un grande spazio politico dei moderati nei toni, ma molto riformisti nei contenuti, che è quello che vogliamo coprire.

«nessuno sconto»

«IL GOVERNO NON SOLO PUÒ CONTINUARE MA DEVE FARLO, PERCHÉ STIAMO ENTRANDO IN UN CICLO ECONOMICO NEGATIVO E LA NOSTRA SFIDA VERA SARÀ PASSARE DA UNA CULTURA ASSISTENZIALISTA A UNA CULTURA DEGLI INVESTIMENTI. SU QUESTO NON FAREMO SCONTI, MA ARRIVEREMO A UNA SINTESI»