La battaglia per Roma è ufficialmente iniziata. Al momento i fronti aperti sono tutti interni ai partiti. A cominciare dal Pd sempre più in imbarazzo per la probabile autocandidatura di Carlo Calenda. L'idiosincrasia dell'ex ministro dell'Industria nei confronti dei 5Stelle preoccupa, e non poco, il Nazareno il quale teme che la candidatura di Calenda possa creare fratture nel governo giallorosso e che lo stesso Calenda possa trovarsi in difficoltà nel momento in cui dovesse chiedere i voti agli elettori grillini. Da parte sua Calenda non ha alcuna intenzione di ammorbidire i toni: "Articoli e virgolettati spiegano che appoggio a eventuale candidatura da parte del Pd dipende da 'ammorbidimento dei toni verso il Governo'. Bene chiarirsi prima. Non esiste. Continuerò a fare opposizione al Governo in modo fermo ma costruttivo. Qui si parla di Roma".Del resto anche nei 5Stelle è iniziata una tiepida pressione dei 5Stelle che puntano al passo indietro di Viriginia Raggi: "Non mi fossilizzerei sui nomi come Raggi e Sala, perché questi sono sindaci uscenti. Per me la Raggi ha lavorato bene, dovremmo affrontare il tema insieme in tutte le città senza scaricare nessuno, penso semplicemente che ne abbiamo bisogno perché abbiamo bisogno di sindaci che spendano bene i soldi del Recovery Fund", ha infatti ammesso il ministro degli esteri grillino.