E’senz’altro legittimo ( forse anche “giusto”?) ironizzare sulla conversione “liberale” di Matteo Salvini. Come mirabilmente spiegato da Francesco Damato su queste colonne, il partito liberale di massa è una suggestione antica e irrealizzata. Per di più Salvini vuole fare il liberale ispirandosi a Viktor Orbàn: un ossimoro, considerato che il leader ungherese è sotto accusa in Europa per i tratti illiberali introdotti nel suo Paese ( ma sta nel Ppe: contraddizione non da poco). Come pure è legittimo ( e forse anche “giusto”?) motteggiare sull’intesa Pd- M5S che per alcuni al Nazareno dovrebbe diventare strutturale: un accordo di governo sancito tra due forze nate per cancellarsi a vicenda, tra accuse di Casta, “quelli di Bibbiano”, populismo e demagogia. E’ la lettura più semplice e più superficiale delle vicende politiche nostrane. Nonché quella più gettonata perché il mood verso il Palazzo è questo: vedi risultati referendum sul taglio dei parlamentari.

Tuttavia ci può essere anche un altro modo - magari più spericolato e più intrigante - di analizzare le cose. Se cioè si usa una lente “di sistema”. L’Italia ha subito due fortissimi shock politico- sociali: il primo con Tangentopoli che ha distrutto i partiti frutto del Dopoguerra e delle ideologie del ’ 900; il secondo con l’arrivo dei Cinquestelle che hanno messo fuori gioco un’intera classe dirigente, “furbetti” compresi.

E’ evidente che per avviare il recupero di un assetto più stabile, la soluzione non sta nella ricerca di altri leader (“Nessun demiurgo ci salverà”, ricordate?); né in operazioni di piccolo cabotaggio per conquistare quella Regione, quel capoluogo, quella poltrona di ministro. Serve un’operazione “di sistema”, appunto. In quest’ottica le mosse in atto nei contenitori di destra e sinistra ( categorie che esistono ancora, eccome: spiace per tutti i “negazionisti”) assumono un valore specifico.

A destra - vero Giorgetti? - è ormai palese che l’offerta di una alternativa di governo basata sulla caccia all’immigrato o sull’invettiva anti- europea è un vicolo cieco: occorrono nuovi modelli e nuovi principi ispiratori. A sinistra, il recupero di un’area anti- sistema all’interno del perimetro delle istituzioni rappresentative, è salutare. E’ la politica che si prende la rivincita, e per riuscirci riscopre perfino i partiti. Per chi crede nei meccanismi democratici, una bella soddisfazione. Chissà se solo effimera.