Domenica ricorreva il trigesimo dalla morte di Ebru Timtik, la collega turca morta dopo 238 giorni di sciopero della fame, che ha dato la propria vita per il diritto ad un giusto processo, motivo per cui da pochi giorni è stata insignita, insieme alla sorella Barkin ancora in carcere, del premio internazionale Ludovic Trarieux, per gli avvocati difensori dei diritti umani nel mondo.

L’Ordine degli Avvocati di Bologna ha seguito da vicino le vicende di Ebru, intervenendo più volte per chiedere la sua liberazione e quella degli altri colleghi come lei detenuti, nominando Ebru membro della Commissione di studio sui diritti umani ed anche indirizzando nel mese di luglio un’istanza alla Corte di Cassazione per supportare la richiesta presentata dai suoi difensori quando le condizioni di salute sue e di Aytac Ünsal, a causa dello sciopero della fame, si erano aggravate. Purtroppo la decisione è arrivata solo dopo la conclusione delle ferie giudiziarie, un lasso di tempo troppo lungo, durante il quale il cuore di Ebru ha ceduto.

Nell’immediatezza della sua morte l’Ordine degli Avvocati di Bologna ha firmato, insieme ad altri Ordini ed Associazioni forensi di tutto il mondo, il necrologio per la collega pubblicato su due quotidiani turchi, ricordato Ebru con un comunicato stampa e con l’apposizione di questo pannello commemorativo fuori dai locali dell’Ordine. Molte vicende sono occorse durante questo mese dalla morte di Ebru: il collega Aytac Ünsal è stato liberato temporaneamente e si sta riprendendo, e questa è l’unica cosa che ci rinfranca perché purtroppo le altre informazioni che ci giungono dalla Turchia sono tutte negative: la condanna in via definitiva di Aytac e di tutti gli altri colleghi dell’associazione degli avvocati progressisti con lui coimputati, le indagini nei confronti dei colleghi che hanno esposto lo striscione per commemorare Ebru al balcone dell’Ordine degli Avvocati di Istanbul, l’arresto nella notte dell’ 11 settembre di 47 colleghi ad Ankara, illegalmente prelevati dalle loro case. Si avvicina poi la data delle elezioni forensi ed il rischio concreto che si paventa, a causa della nuova legge approvata in luglio sulla moltiplicazione degli Ordini forensi in ogni distretto, é che l’indipendenza dell’avvocatura e di chi la rappresenterà possa essere seriamente compromessa. Questi accadimenti ci confermano la gravità della situazione in Turchia ed il grado di esposizione dei nostri colleghi, e dunque la necessità che la voce dell’avvocatura italiana si levi alta e forte non solo per commemorare Ebru ma per chiedere giustizia per lei, per verificare le responsabilità di chi non le ha garantito cure mediche immediate che, come è avvenuto per Aytac, avrebbero potuto salvare la sua vita, per tutte/ i coloro che ancora sono detenuti in Turchia ai quali non vengono garantiti i diritti fondamentali, per tutte/ i coloro a cui viene negato un giusto processo, per chiedere con forza l’impegno di tutte le Istituzioni affinché la Turchia, che fa parte del Consiglio d’Europa, si impegni a garantire nei confronti di tutti, inclusi gli oppositori politici, le persone indagate per terrorismo ed i detenuti, i diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.

E' questa l’occasione per ribadire con forza la richiesta di liberazione della Collega iraniana Nasrin Sotoudeh, detenuta dal dicembre 2018 e condannata alla pena di 38 anni di reclusione e 148 frustate per essersi opposta al regime iraniano assumendo la difesa delle donne apparse in pubblico senza velo, condotta da Lei stessa posta in essere, battendosi per la democrazia ed il rispetto dei diritti umani.

E' anche l’occasione per nuovamente richiedere allo stato egiziano di liberare lo studente Patrick Zaki, privato della libertà al rientro in patria per un periodo di vacanza, e per chiedere al Governo italiano di porre in essere a tal fine ogni utile azione in vista della prossima udienza che si terrà il 7 ottobre, affinché Patrick possa fare ritorno nella nostra città per proseguire il master che stava seguendo all’Università.

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna

Il Comitato pari opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Bologna