Nella giornata di ieri risulta che sia scoppiato un importante contagio tra gli agenti penitenziari che operano nel carcere palermitano del Pagliarelli. Secondo il rapporto giornaliero del Dap, sarebbero 20 gli operatori che sono risultati positivi al covid 19.

Proprio qualche giorno prima che si verificasse il nuovo focolaio, la segreteria regionale della Uilpa ha chiesto al presidente della regione Sicilia Nello Musumeci di procedere ed effettuare i tamponi su tutto il personale della polizia penitenziaria, proprio perché la curva dei contagi da covid 19 sta crescendo in tutta la regione.

Questo nuovo focolaio ha creato una impennata di agenti contagiati che si attestano – secondo l’ultimo report giornaliero del Dap a un totale di 32 casi. Per quanto riguarda i detenuti, attualmente il numero risulta basso.

Sono solo quattro, sempre secondo il rapporto del Dap, i reclusi positivi al covid. Uno per ogni carcere, relativamente a quello di La Spezia, Massa, Pisa e Venezia.

Numeri fortunatamente bassi, del tutto imparagonabili con il periodo emergenziale appena passato. Da ricordare che si erano riscontrati importanti focolai a Saluzzo, Torino, Lodi ( poi trasferiti a Milano), Voghera, Piacenza, Bologna e Verona. Lunghi alcuni decorsi della malattia, che hanno raggiunto anche i tre mesi. Per il coronavirus hanno perso la vita in tutto 4 detenuti, 2 agenti di polizia e due medici penitenziari. Ma il caso del Pagliarelli fa capire che da un giorno all’altro il contagio può divampare all’improvviso nei luoghi chiusi come appunto il carcere. Per questo motivo, e non solo, il sovraffollamento non deve risalire di percentuale. È necessario, infatti, che si scenda a breve sotto i 50 mila detenuti per garantire spazio e distanziamento fisico. Ma i dati non sono riassicuranti visto che – finita l’emergenza – i numeri sono ritornati a crescere. D’altronde – altro fattore significativo – bisogna ricordate che le misure alternative al carcere introdotte dal decreto “Cura Italia” sono scadute il 30 giugno. Come ha ricordato Antigone nel suo pre - rapporto, gli articoli 123 e 124 del decreto- legge 17 marzo 2020 n. 18 hanno introdotto da un lato modalità speciali per l'accesso alla detenzione domiciliare, dall'altro l'estensione delle licenze per i detenuti semiliberi. Entrambe le misure erano a termine, valide appunto fino al 30 giugno 2020. L'obiettivo era quello di far fronte nell'immediato all'emergenza sanitaria in corso, contribuendo alla deflazione della popolazione detenuta. Ma se prima aveva colti tutti impreparati, oggi sappiamo che è di vitale importanza diminuire la popolazione carceraria prima che scoppi un’altra emergenza. L’improvviso focolaio scoppiato nel penitenziario palermitano, dovrebbe essere un monito per ricordare alle Istituzioni che da una parte c’è la pulsione ( emozionale) populista che chiede il carcere come unica pena, dall’altra c’è la Politica che dovrebbe agire a favore della popolazione italiana anche al costo di fare scelte impopolari.