La scuola ripartirà. Con il distanziamento, le mascherine e l’igiene come pilastri di tutto, come spiegato ieri in Commissione cultura alla Camera da Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Ma lo «stato di confusione è totale», denuncia la Cgil, che accusa la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina di ostruzionismo. E di totale impreparazione, in vista di una ripartenza ormai calendarizzata per il 14 settembre: «Le aule non sono a norma, non si sa quando arriveranno i banchi monoposto - sottolinea Anna Maria Santoro, della Flc Cgil nazionale, mercoledì presente al tavolo con il ministero -, quando arriveranno i supplenti, né come verranno ripartiti i fondi. Questa ripartenza è totalmente al buio».

Miozzo in audizione ha illustrato i punti fermi della ripresa, che comporta sì dei rischi, ma valutati «in bilanciamento con il beneficio della assoluta necessità e dell’urgenza di riaprire le scuole», ha spiegato. Potrebbe dunque esserci un lieve incremento dell’indice di trasmissione, così come sta avvenendo all’estero. Ma c’è grande «incertezza» nella comunicazione scientifica, ha sottolineato. La certezza è che il distanziamento è fondamentale: almeno un metro, come indica l’Oms. E sono importanti le mascherine, da indossare dai sei anni in su e sempre obbligatorie per educatori e docenti. Andranno indossate in entrata e in uscita e ogni volta che ci si alzerà dai banchi, mentre potrà essere tolta quando il metro di distanza è rispettato. Mentre sul trasporto pubblico, punto ancora incerto, fermo restando l’uso dei dispositivi di protezione personale, sarà necessario dilazionare il flusso in entrata e uscita nelle ore di punta e aumentare le corse.

Miozzo ha suggerito anche «di scaricare l’app Immuni e di installare dispenser di gel a bordo dei mezzi». Ma non solo: lo scuolabus potrà avere una occupazione massima solo per 15 minuti. Sui test sierologici ai docenti - uno su tre rifiuta di effettuarlo - Miozzo è stato secco: «Io li avrei resi obbligatori», per senso di responsabilità. «Se l’andamento dell’epidemia dovesse schizzare verso l’alto - ha infatti evidenziato, state pur certi che alcune altre precauzioni dovranno essere prese». Ovvero «lockdown locali nelle peggiori delle ipotesi». Per la riapertura in sicurezza, ha annunciato il ministro Azzolina, «abbiamo messo in campo risorse economiche importanti: 2,9 miliardi di euro, 97 mila assunzioni fra docenti, Ata e dirigenti scolastici e stipuleremo anche 70 mila contratti a tempo determinato per l’emergenza». Ma per i sindacati sono soltanto parole. Specie perché il ministero ha «disatteso» gli impegni formalizzati con il protocollo siglato lo scorso 6 agosto, tra i quali l’avvio della contrattazione nazionale per regolare gli aspetti legati a un’eventuale necessità di ricorso allo smart working, il superamento dei vincoli normativi che ostacolano la sostituzione del personale docente e Ata assente da parte delle scuole al fine di evitare lo smembramento delle classi e l’insufficiente vigilanza degli spazi, la gestione del personale in condizioni di fragilità, le risorse aggiuntive per evitare le classi pollaio e per migliorare l’offerta formativa e continuità nell’insegnamento di sostegno. «Molti di questi temi avrebbero dovuto essere definiti entro il 31 agosto - spiega Santoro -. Un esempio: il problema dei problemi, i lavoratori fragili. Non si sa nulla su come trattarli». Si tratta dei lavoratori portatori di più patologie, come i malati oncologici e gli immunodepressi. Un esercito di persone alle quali si associano quelli di età superiore ai 55 anni, per i quali un'eventuale esposizione al Covid rischierebbe di essere pericolosissima. E sono già centinaia i docenti che hanno chiesto di poter rimanere a casa. Sul punto, dunque, non è chiaro come comportarsi. Il ministro, tramite una nota, si è limitata a chiedere di evitare allarmismi, annunciando novità a breve ed escludendo situazioni di criticità.

Ma le «scorrettezze» sarebbero anche altre: la mancata consegna, ad esempio, degli esiti dei monitoraggi per conoscere la reale situazione delle strutture, sui banchi e sul numero di personale aggiuntivo necessario anche in virtù di esigenze igieniche più stringenti. «La ministra, che si pone come autorevole promotrice della trasparenza - continua -, si sta rifiutando di consegnarci i dati, nonostante la legge sulla trasparenza e il contratto nazionale lo prevedono. Questi dati ci aiuterebbero a capire com’è la situazione». Circa i banchi monoposto, i sindacati hanno incontrato il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, che, riferisce Santoro, ha comunicato una distribuzione in tre diverse tranche di consegna, a metà settembre, metà ottobre e fine ottobre. «Ma un preside che deve organizzare le attività e le lezioni entro il 14 settembre come fa senza sapere quanti banchi arriveranno e quando? Significa che la scuola potrebbe iniziare senza», lamenta. Sul tema, Azzolina ha ricordato ieri che da oggi «saranno consegnati i primi banchi, a partire dalle scuole delle aree più colpite dall’emergenza: Codogno, Alzano e Nembro». Ma manca anche chiarezza sui corsi di recupero, per i quali il ministero, «ha avviato una crociata affinché non siano pagati, nonostante il contratto lo preveda. A proposito di sabotatori - aggiunge la sindacalista -, dall’inizio della pandemia siamo noi quelli sabotati. Azzolina non si sta impegnando come dovrebbe - conclude - e sta facendo un’operazione gravissima, quella di indicare nel sindacato il capro espiatorio. Noi stiamo collaborando in tutto e per tutto. Ma lei deve rispettare gli impegni».