La procura di Roma ha disinnescato in anticipo, con mossa forse inusuale, la bomba rappresentata dagli avvisi di garanzia a carico praticamente dell'intero governo, o almeno di tutti i ministri coinvolti nella gestione dell'emergenza Covid. Senza la precisazione della procura, che ha notificato immediatamente l'intenzione di archiviare e il giudizio di infondatezza sulle accuse, l'ordigno sarebbe state ad alto potenziale esplosivo. Per giorni e giorni il mondo politico sarebbe stato travolto da una tempesta ed è appunto inusuale accompagnare la notifica di un avviso di garanzia, atto dovuto, con l'annuncio del non luogo a procedere. Ma proprio la procedura più unica che rara conferma quanto controproducente sia per l'opposizione attaccare il governo sul fronte della gestione della pandemia.

Di errori, sia chiaro, ce ne sono stati, specialmente all'inizio. Le scelte discutibili, come quella di non dichiarare subito la val Seriana zona rossa ci sono. Ma nel complesso si tratta di frecce spuntate o, peggio di boomerang. Perché tutti concedono giustamente al governo l'attenuante dell'emergenza tanto violenta quanto imprevista. Perché il paragone con gli altri Paesi occidentali depone a favore delle scelte di Conte. Perché la pandemia è stata contenuta in misura superiore se non al previsto almeno al temuto. Perché, pur con tutti i limiti del caso, il governo è uscito promosso dalla prova dura della pandemia un po' da tutti: dalle istituzioni sanitarie internazionali, dalla Ue, dalla stampa di tutto il mondo e soprattutto dall'opinione pubblica italiana. Tentare l'affondo su quel piano, come ha fatto spesso incautamente l'opposizione, significa esporsi a una sconfitta annunciata e inevitabile. Gli avvisi di garanzia di ieri, va ricordato, riunivano in un unico mazzo tutte le accuse mosse al governo in questi mesi, destinate per ammissione della procura stessa, tutte e ciascuna, a finire nel cestino della carta straccia.

Non che il tentativo dell'opposizione sia incomprensibile. L'epidemia ha regalato a Conte e a molti ministri, pur se non a tutti, una popolarità imprevista che spiazza l'opposizione e induce la tentazione di provare a capovolgere la tendenza nell'opinione pubblica. Errore comprensibile ma lo stesso un errore grave. Per l'opposizione quella è una partita persa e insistere per giocarla comunque implica solo riportare il governo e il suo capo ai picchi di popolarità raggiunti nella primavera.

Il governo stesso, tuttavia, rischia di trarre dalla facilità con cui puntualmente liquida gli attacchi dell'opposizione, un messaggio sbagliato e in prospettiva controproducente. Rischia cioè di sentirsi tutto sommato al sicuro, protetto dal sempre confortante responso dei sondaggi. Nulla di più sbagliato. Se sul fronte dell'emergenza sanitaria il governo non è criticabile e attaccabile, per l'opinione pubblica, la situazione si rovescia sul fronte della gestione economica dell'emergenza. Non c'è bisogno di rivolgersi alle analisi sofisticate dei sondaggisti. Basta uscire di casa, chiacchierare con i negozianti, con i precari rimasti senza lavoro, con la massa di aziende che hanno chiesto e mai ricevuto i 25mila euro a fondo perduto promessi. Da quel punto di vista, il governo è invece debolissimo, con più fianchi esposti, a rischio di una crisi di consensi che sarebbe esiziale. Da questo punto di vista la vicenda del bonus reclamato da cinque parlamentari è indicativa. E' vero che l'isteria diffusa si è appuntata contro “la casta”. Ma è anche vero che, tra le righe, sono emersi molteplici segnali di una insoddisfazione che si appunta proprio sulla gestione economica dell'emergenza e bersaglia per ora l'Inps di Tridico ma, senza correzioni drastiche e veloci di rotta, prenderà presto di mira il governo.

Il perdurare dell'emergenza sanitaria, tutt'altro che superata nel mondo e incombente in Italia, aiuta Conte e la destra dovrebbe rassegnarsi e farsene una ragione. Ma l'allarme non durerà all'infinito e se Conte non saprà correggere per tempo i limiti già palesati nella gestione dei dl sin qui varati scoprirà a sue spese con quanta rapidità popolarità e quasi” intoccabilità” possano mutarsi nell'opposto.