Conquistare la critica, farsi amare dal pubblico. Non riesce a tutti. Ma a Franca Valeri sì. Perciò ora che se nè andata, una buona parte degli italiani ha gli occhi lucidi. È stata una delle più straordinarie attrici di teatro del dopoguerra, è morta oggi a Roma, nella sua casa, con attorno i familiari, alle 7.40 dopo cento di vita inimitabile, compiuti proprio il 31 luglio e spesi soprattutto sul palcoscenico, ma pieni di regali fatti al grande pubblico attraverso gli schermi della televisione. Ci sono personaggi come la Sora Necioni e la Signorina Snob che restano indimenticabili per molte generazioni. Lei (al secolo Franca Maria Norsa, milanese di nascita)  li ha portati sul piccolo schermo, dai varietà degli anni Sessanta con Antonello Falqui fino alla sit-com con Gino Bramieri Norma e Felice ancora nel 2000, e un po ci ha lasciato se stessa, perché in troppi lhanno inevitabilmente associata solo a quei caratteri. Ma restano indimenticabili alcune sue prove cinematografiche, a partire dai film come Parigi o cara, di Vittorio Caprioli, che sarà suo marito. Fino alla magistrale interpretazione ne Il vedovo, del 1960, con Alberto Sordi. A teatro in quegli stessi anni lasciò il segno con Gin  Game di Coburn e Fiori di pisello di Bourdet. Sono solo flash: «Una vita per il teatro», come lei stessa lha descritta nelle interviste e in libri come Bugiarda no, reticente, non può essere racchiusa in un breve cenno. In cui non  può non prevalere la commozione per una donna che ci lascia e si è portata via un secolo di ricordi.