Il decreto con cui il governo ha prorogato lo stato di emergenza per il coronavirus fino al 15 ottobre non consente un nuovo lockdown nazionale. Dopo le polemiche degli scorsi giorni arriva il chiarimento. Se dovesse diventare necessario ricorrere nuovamente a misure altamente restrittive delle libertà, come già avvenuto tra marzo e maggio, ci sarà bisogno di un nuovo decreto ad hoc. È quanto prevede il testo dell’ultimo decreto varato dal Consiglio dei ministri con cui il governo ha prorogato lo stato di emergenza fino a metà ottobre, così modificato da un emendamento bipartisan. A riferirlo è il costituzionalista Stefano Ceccanti, deputato del Pd, che spiega: «In commissione Affari Sociali è stato approvato poco fa un emendamento che aggiunge al decreto sulla proroga dello stato di emergenza un importante articolo 1-bis, che riformula un emendamento bipartisan proveniente dal Comitato per la Legislazione. Secondo questo testo le disposizioni del decreto 19 (il primo decreto che ha stabilito il lockdown nazionale) che prevedevano limiti molto forti ai diritti e all’autonomia regionale, si applicano solo in quanto compatibili col successivo decreto 33, che invece aveva allargato le maglie». In sostanza, spiega ancora Ceccanti, «nel decreto in esame non era specificato bene cosa si prorogava assieme allo stato di emergenza: anche il lockdown generalizzato? O solo eventuali lockdown locali? Con la modifica apportata si specifica che la proroga non consente lockdown nazionali e che se fossero necessarie nuove forti restrizioni queste dovranno essere autorizzate con un decreto ad hoc. Detto in termini più semplici - sottolinea Ceccanti - sia il comitato per la Legislazione sia la commissione Affari Costituzionali avevano rilevato l’esistenza di una seria difficoltà interpretativa e avevano affermato che la proroga non potesse consentire di tornare ai limiti troppo stretti del decreto 19 per le libertà di riunione, di religione, a lockdown generalizzati e a dare alle Regioni limiti solo in un senso più restrittivo rispetto alle disposizioni nazionali. Si riparte dai limiti ben più favorevoli ai cittadini del decreto 33, che consente alle Regioni di derogare in entrambi le direzioni, sia più restrittiva sia più permissiva. È importante aver rimosso questa difficoltà con un serio lavoro di interpretazione autentica», conclude l’esponente dem. Già ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva spiegato che non ci saranno nuovi lockdown nel breve periodo, anche se molti virologi non escludono la possibilità che una seconda ondata dell’epidemia di Sars-Cov-2 possa investire il Paese nel prossimo autunno. Proprio nel pieno dell’autunno, il 15 ottobre, scade lo stato d’emergenza già prorogato dal governo, il quale dunque da quel momento in poi, in base alla situazione sanitaria che si sarà creata, dovrà prendere decisioni con le quali limitare le libertà in certe zone più colpite piuttosto che in altre.