A un anno dal clamoroso errore del Papeete Matteo Salvini si trova di fronte al momento più difficile della sua parabola politica. Oggi il Senato voterà l'autorizzazione a procedere per il caso della nave "Open Arms". L'esito non è scontato, il voto di Italia viva sarà reso noto solo all'ultimo momento anche se per respingere la richiesta di autorizzazione a procedere non basterebbe la maggioranza semplice. Sarebbe necessaria quella assoluta, dunque almeno 160 voti tenendo conto dei due seggi vacanti a palazzo Madama. Sulla carta neppure il voto dei renziani basterebbe a salvare il capo della Lega da un secondo processo, dopo quello che lo aspetta in autunno. Il problema per il leader leghista però non è nella difficoltà di uscire indenne dal voto di oggi ma nel fatto che si tratta di una classica partita a perdere. Un secondo processo lo metterebbe in serie difficoltà ma un voto a favore in aula gli eviterebbe sì quel rischio ma senza rilanciarlo politicamente.I processi sono solo un aspetto del labirinto di difficoltà dal quale il leader appena un anno fa più popolare e potente d'Italia non sa come uscire. L'epidemia, per lui e il suo partito, è stata un flagello biblico. La Lombardia, fiore all'occhiello dell'amministrazione leghista, ne è uscita a pezzi. Lo scandalo che minaccia di travolgere il presidente lombardo Fontana si riflette immeditatamente su Salvini stesso. La stessa campagna per le autonomie rafforzate, cavallo di battaglia del Carroccio nel nord, è uscita fortemente penalizzata dalla gestione della pandemia.Conte, mostrando doti anche comunicative insospettabili, ha rimpiazzato "il capitano" nei consensi popolari. Giorgia Meloni, meno rumorosa e più abile, lo tallona nei sondaggi, che peraltro registrano un calo vertiginoso proprio della Lega. Forza Italia, nei fatti se non nelle dichiarazioni, occupa già una postazione parzialmente esterna al centrodestra. La legge elettorale completerà l'opera. Il ritorno al proporzionale, che Fi ufficialmente contrasta ma nel quale in realtà spera, offrirà al partito azzurro il quadro ideale per porsi al centro dello scacchiere politico. Alla fine saranno infatti centristi di Berlusconi, Renzi e forse Calenda a risultare decisivi per l'eventuale costituzione di una maggioranza alternativa alla destra.Preso nel vortice di queste difficoltà, alcune delle quali derivano direttamente dallo sbaglio compiuto l'anno scorso mentre altre sono frutto di circostanze sfavorevoli alle quali tuttavia Salvini non ha saputo opporre alcuna resistenza, il leader leghista appare privo di qualsiasi schema politico. Scommette sul disastro, su una crisi sociale in autunno tale da travolgere governo e maggioranza, sulle lacerazioni della maggioranza stessa, che potrebbero portarla al tracollo. Non sono solo sogni. Il rischio di una crisi sociale è effettivo e le divisioni della maggioranza sono certificate. Ma limitarsi a scommettere sui guai degli altri non sostituisce l'assenza di una strategia politica.Prima del Covid Salvini aveva tentato di uscire dall'impasse, sia pur se piuttosto goffamente, con la proposta di un governo di unità nazionale. Ci cedeva pochissimo lui stesso, al punto che la mossa sembrava suggerita e quasi imposta dai suoi alti ufficiali, e la già claudicante nuova strategia non è sopravvissuta al virus. Eppure oggi probabilmente solo la capacità di uscire dall'angolo "antieuropeo" in cui si è lasciato chiudere rimetterebbe in campo il leader della Lega. Fuori da quel ghetto, nel quale comprensibilmente Conte e la maggioranza cercheranno di spingerlo sempre più, la Lega avrebbe ancora spazi di manovra ampi, anche se probabilmente dovrebbe rinunciare alla candidatura a premier del suo leader, troppo bruciato in Europa per essere accettato. In ogni caso, solo una svolta "europeista" della Lega sottrarrebbe al governo Conte la vera carta che ne garantisce la sopravvivenza, l'essere cioè privo di alternative. Ma che Matteo Salvini abbia la forza e la capacità per una manovra politica delicata e ambiziosa come questa è ben poco probabile.