È in arrivo a Roma il primo corridoio umanitario da quando è iniziato il lockdown per dieci rifugiati da Lesbo. Finalmente, per loro, si apre una nuova vita grazie all'Elemosineria Apostolica e alla Comunità di Sant'Egidio. L’ha voluto Papa Francesco, ma è una storia che inizia quattro anni fa. Infatti i 10 rifugiati si aggiungono ai 57 già venuti in Italia con diversi viaggi. Il primo effettuato il 16 aprile 2016 nello stesso aereo con cui il Papa è tornato a Roma dalla sua storica visita a Lesbo. I profughi, che appartengono a 4 nuclei famigliari, non erano riusciti a partire nel dicembre scorso per motivi contingenti e, successivamente, erano rimasti bloccati dalla pandemia. «Il primo corridoio umanitario dopo il lockdown è stato reso possibile grazie ad una preziosa sinergia tra le autorità italiane e greche», riferisce la comunità di Sant'Egidio. Le evacuazioni umanitarie e corridoi per rifugiati sono un fiore all’occhiello italiano, tant’è vero che è un caso di studio che compare nella guida tecnica dell’Organizzazione mondiale della sanità relativa alle strategie e interventi per prevenire e rispondere alla violenza e agli infortuni tra i rifugiati e migranti. I corridoi umanitari autofinanziati per l'Italia sono stati istituiti alla fine del 2015 sulla base di un Memorandum d'intesa tra il governo italiano e un'iniziativa ecumenica della Chiesa (che incorpora la Comunità di Sant'Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Chiesa Evangelica Valdese). Il progetto mira a ridurre i numeri dei viaggi rischiosi attraverso il Mediterraneo e a rischio di sfruttamento dalla tratta di esseri umani. Ha permesso a chi ha "condizioni di vulnerabilità", come ad esempio le vittime di violenza così come le famiglie con bambini, anziani, malati o disabili, di entrare legalmente in Italia, di ottenere visti umanitari con "validità territoriale limitata", e di avere in seguito la possibilità di chiedere asilo. I potenziali beneficiari vengono contattati dai volontari del progetto e poi verificati dal ministro dell'Interno prima della concessione del visto. All'arrivo in Italia, i rifugiati vengono accolti nelle case di volontari impegnati con le Chiese, che si impegnano a insegnare loro l'italiano, a iscriverli scuola, aiutarli a trovare un lavoro e aiutarli ad integrarsi nella società italiana. Nel periodo 2016-2017, circa 1000 siriani in fuga dal conflitto sono giunti in Italia attraverso tali corridoi umanitari. Alla fine del 2017, un altro accordo è stato firmato con il ministero degli Interni e il ministero degli Esteri per continuare l’esperienza. Altri 1000 beneficiari hanno raggiunto l'Italia nel periodo 2018- 2019 con tale coinvolgimento delle organizzazioni cattoliche. L’Italia fa anche le evacuazioni umanitarie. Si tratta di un meccanismo di transito in emergenza istituito dal Ministero dell'Interno italiano e dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), in collaborazione con l'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà (Inmp), per trasferire rifugiati e migranti vulnerabili direttamente dal Nord Africa verso l'Italia. Da dicembre 2017 a novembre 2019, è stata fornita assistenza a più di 900 rifugiati e migranti identificati dall'Unhcr sulla base della loro vulnerabilità. Provenivano principalmente dalle carceri libiche o dai centri dell'Unhcr in Niger, dove erano stati temporaneamente allocati dopo un periodo di detenzione in Libia. I migranti, tra cui un'alta percentuale di bambini sotto i 4 anni e di neonati, sono giunti così in Italia in modo sicuro con volo aereo. All'arrivo all'aeroporto militare di Roma, hanno ricevuto una valutazione dello stato di salute secondo le Linee guida nazionali italiane sui controlli alle frontiere, effettuata da un'equipe dell'Inmp composta da professionisti sanitari (medici internisti e infettivologi, dermatologi, pediatri, infermieri e mediatori transculturali). Dopo la visita medica individuale, i rifugiati e i migranti venivano sottoposti a un controllo di identità da parte della polizia e poi trasferiti nei centri di accoglienza in Italia. L'ambulatorio sanitario temporaneo istituito presso l’aeroporto militare è organizzato per garantire le operazioni di valutazione dello stato di salute. Chi mostrava necessità di assistenza sanitaria veniva indirizzato, a seconda dell’urgenza, al pronto soccorso con ambulanza, oppure inviato a un reparto ospedaliero specializzato o infine segnalato al medico del centro di accoglienza. Tutti esempi virtuosi che sono oggetto di studio da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità.