Si aperta ieri la settimana cruciale per il futuro dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, attualmente sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. Il primo atto è stato il deposito a Palazzo dei Marescialli della lista testi per il processo disciplinare che inizierà il prossimo 21 luglio. Ad assisterlo il consigliere di Cassazione Stefano Guizzi. I nomi sono circa centotrenta. Fra questi spiccano quelli degli ultimi quattro vice presidenti del Csm, Nicola Mancino, Michele Vietti, Giovanni Legnini e David Ermini, degli ex giudici costituzionali, Giovanni Maria Flick, Cesare Mirabelli, Ernesto Lupo, dei responsabili giustizia del Pd che si sono succeduti negli anni, Anna Finocchiaro, Donatella Ferranti, Massimo Brutti.

E sempre del Pd è presente l’ex Guardasigilli Andrea Orlando e lo scrittore, già magistrato e senatore, Gianrico Carofiglio. Per quanto riguarda i magistrati, sono stati citati tutti gli ultimi componenti della giunta dell’Anm e i suoi presidenti. Ci sono poi i vertici della Procura di Roma, dal procuratore agli aggiunti, e tutti i segretari delle varie correnti della magistratura: Cristina Ornano ( Area), Piercamillo Davigo ( Autonomia& indipendenza), Antonello Racanelli ( Magistratura Indipendente), Mariano Sciacca ( Unicost). Citato anche il consigliere giuridico di Sergio Mattarella, il magistrato Stefano Erbani, il giornalista del Corriere della Sera Giovanni Bianconi ed il numero uno dell’Eni Claudio De Scalzi.

Questa vicenda “ha segnato un punto di non ritorno, quello che è successo è irreversibile: l’impatto sull’opinione pubblica è stato pessimo ma proprio per questo c’è un gran desiderio di voltare pagina”, aveva affermato Salvi durante la conferenza stampa in Cassazione in cui aveva illustrato ai giornalisti le prossime mosse della Procura generale, competente per l’azione disciplinare. Si prevedono sanzioni molto dure. Non è esclusa la rimozione di Palamara dall'ordine giudiziario. Cioè il “licenziamento”. Palamara, come si legge nel capo di incolpazione, è accusato essenzialmente di “aver violato i doveri di correttezza ed equilibrio, tenendo un comportamento gravemente scorretto nei confronti dei colleghi che avevano presentato domanda per il posto di procuratore della Repubblica di Roma”. E poi di aver “interferito nell'esercizio degli organi costituzionali”. Tutto ciò sarebbe avvenuto alla presenza di “alcuni consiglieri del Csm” e di “Luca Lotti”, il parlamentare del Pd imputato a Roma nell’ambito dell’indagine sugli appalti gestiti da Consip, la società del Ministero dell’economia incaricata delle forniture alla Pubblica amministrazione.

Il riferimento è al dopo cena del 9 maggio del 2019 all’hotel Champagne di Roma. Il pm romano, indagato a Perugia per corruzione per altre vicende, aveva il telefono infettato dal virus trojan e ciò ha permesso di registrare gran parte delle conversazioni avvenuta quella sera con i consiglieri del Csm, poi dimessisi. Tale materiale, ampiamente utilizzato dalla Procura generale, “era stato trasmesso il 7 giugno del 2019” anche se i giornali, come si ricorderà, avevano riportato nei giorni precedenti ampi passaggi di quei colloqui. Palamara, presentando questa nutrita lista testi, vuole dare un lettura ' diversa' di quanto accaduto. E cioè che esisteva un ' sistema' all'interno della magistratura per nomine e carriere. Per farlo è necessario allora andare a ritroso agli ultimi venti anni. Giovedì invece è prevista l'udienza stralcio per le telefonate che dovranno essere trascritte nel procedimento di Perugia. All'udienza parteciperanno i pm titolari del fascicolo Mario Formisano e Gemma Miliani. Sono tale le telefonate e i colloqui registrati con il trojan che la difesa di Palamara ha chiesto vengano trascritti. Si preannuncia battaglia.