Su La Stampa di lunedì 29 giugno, Domenico Quirico ha delineato un quadro agghiacciante dei concorsi per l’ingresso in magistratura, una sorta di premessa a quanto abbiamo recentemente scoperto con la sciagurata vicenda Palamara. A seguito di innumerevoli ricorsi un concorrente bocciato nei concorsi del 1992 e del 2000 è riuscito ad acquisire la completa documentazione relativa del concorso del 1992, ed è appunto a quella documentazione che si riferisce l’articolo di Quirico. Che scandalo silenzio di tutti, Csm compreso, sui concorsi truccati per diventare magistrati

Su La Stampa di lunedì 29 giugno, Domenico Quirico ha delineato un quadro agghiacciante dei concorsi per l’ingresso in magistratura, una sorta di premessa a quanto abbiamo recentemente scoperto con la sciagurata vicenda Palamara. A seguito di innumerevoli ricorsi, un concorrente bocciato nei concorsi del 1992 e del 2000 è riuscito ad acquisire la completa documentazione relativa al 1992, ed è appunto a quella documentazione che si riferisce l’articolo di Quirico. Veniamo così a conoscenza del sofisticato e truffaldino sistema grazie al quale gli elaborati di alcuni candidati, che dovrebbero essere tutti rigorosamente anonimi, erano invece agevolmente individuabili; erano appunto quelli dei candidati che dovevano essere comunque dichiarati idonei, quelli per cui si era mossa la macchina della corruzione che attraverso vari passaggi arrivava ai componenti – magistrati e professori universitari – della commissione giudicatrice del concorso.

I segni di riconoscimento lasciati sugli elaborati consistevano ad esempio nel saltare la prima riga dei fogli formato protocollo ovvero scrivere una facciata sì e una no. Ed ancora, dai verbali dei lavori della commissione giudicatrice risulta che la valutazione media su ciascun candidato è durata tre ( 3) minuti, durante i quali si sarebbe dovuto leggere e valutare collegialmente i tre temi di diritto civile, penale e amministrativo. Certo, la commissione era in grado di lavorare speditamente, posto che si sapeva in anticipo quali erano i candidati che dovevano comunque essere promossi. Pare anche che i temi di alcuni degli idonei contenessero errori clamorosi e grossolani, impensabili per qualsiasi laureato in legge.

Siamo così venuti a conoscenza che un certo numero di magistrati per definizione truffatori, corrotti e corruttori da decenni esercitavano impunemente funzioni giudiziarie in cui vengono necessariamente in gioco fondamentali diritti personali e patrimoniali dei cittadini.

Ho atteso qualche giorno a scrivere su questa vicenda perché mi auguravo che l’articolo suscitasse qualche reazione, qualche presa di posizione degli organi posti al vertice della magistratura o deputati al suo governo, dal presidente al Procuratore generale della Cassazione, dal Consiglio superiore della magistratura al ministro della giustizia.

Purtroppo l’unica risposta è stata un silenzio assordante. Il che vuol dire che quelle rivelazioni non potevano essere smentite e che il Csm e i vertici della magistratura ne erano al corrente. Ma queste implicite ammissioni non bastano, i cittadini e la stragrande maggioranza dei magistrati onesti, quelli che hanno vinto il concorso senza ricorrere a loschi traffici e svolgono degnamente il loro mestiere, vogliono sapere di più. Vogliono sapere se i concorsi truccati del 1992 e del 2000 sono stati deviazioni isolate o costituiscono una prassi costante e tuttora attuale; se a suo tempo erano stati iniziati procedimenti penali e disciplinari nei confronti dei magistrati corrotti che facevano parte delle commissioni di concorso; se i magistrati truffaldini entrati abusivamente in carriera, di cui sono noti i nomi, sono stati destituiti e denunciati in sede penale; se e quali misure i vertici della magistratura e il Csm intendono assumere per evitare che la vergogna dei concorsi truccati possa ripetersi.

Vi è da domandarsi quale fiducia possono riporre i cittadini in una magistratura di cui continuano a fare parte giudici e pubblici ministeri che erano già corrotti e corruttori prima ancora di entrare in servizio. Il gravissimo danno di immagine e di credibilità arrecato alla magistratura italiana potrà essere almeno parzialmente riparato solo da immediate risposte che dimostrino la volontà di contrastare lo scandalo dei concorsi truccati. Il silenzio del Consiglio e dei vertici della magistratura significherebbe che bisogna accettare di convivere con una fetta minoritaria ma potente – il caso Palamara insegna – di magistrati corrotti e corruttori.

Ma questo atteggiamento non sarà mai avallato – ne sono certo – dalla stragrande maggioranza dei magistrati onesti e dalle forze politiche che si richiamano ai principi costituzionali dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura e della soggezione dei giudici soltanto alla legge.