I nomi di George Floyd e Bilal Ben Messaud sono stati affissi nella notte sulle targhe toponomastiche di via dell’Amba Aradam a Roma. Il primo è morto a Minneapolis nelle scorse settimane dopo essere stato fermato dalla polizia mentre il secondo nei giorni scorsi a Porto Empedocle mentre cercava di raggiungere la Sicilia via mare. A rivendicare l'azione la rete "Restiamo umani", che ha voluto portare anche a Roma la voce del "Black lives matter", il grido di protesta che ha fatto da slogan alle proteste mondiali seguite alla morte dell’americano Floyd per mano della polizia. «Appare evidente la necessità di riportare una narrazione storicamente veritiera del colonialismo italiano, delle brutalità compiute da uomini che ancora oggi le nostre istituzioni continuano a celebrare come grandi personaggi che hanno plasmato la cultura di questo paese, rimuovendo la verità sulle violenze e gli stermini compiuti dagli italiani in Africa» si legge in un post Facebook che accompagna le foto dell’iniziativa. Gli autori del blitz sottolineano: «Nessuna contestualizzazione storica dell’operato di questi uomini, assassini e violentatori, deve distrarre e far venir meno il rifiuto convinto per quegli avvenimenti che hanno inquinato la nostra società, perché è su di essi che è stato costruito un mondo iniquo e violento in cui il valore della vita si misura in base al colore della pelle». Quindi la richiesta degli attivisti che «la nuova stazione della Metro C non sia dedicata alla battaglia dell’Amba Aradam, ma ricordi al contrario le vittime del razzismo, come George e Bilal». A tal proposito è stato affisso uno striscione anche sul cantiere per la realizzazione della fermata della terza linea della metropolitana: «Nessuna stazione abbia il nome dell’oppressione» si legge sullo striscione. Sul posto sono intervenuti il Decoro urbano per la rimozione di cartelli e striscioni e la polizia.