Non solo Mes e Venezuela. Ad agitare le acque della maggioranza adesso ci si mettono anche le scuole paritarie. Da un lato Pd, Italia viva e centrodestra, schierate a sostegno di un lauto contributo pubblico agli istituti privati, dall’altra Movimento 5 Stelle e Leu, saliti sulle barricate contro ulteriori spese a carico dello Stato.

La querelle, nata da un appello lanciato da Maurizio Lupi sottoscritto da esponenti di quasi tutte le forze politiche, ora si sposta alla commissione Bilancio di Montecitorio, dove dem e renziani hanno depositato emendamenti identici che, se approvati, raddoppierebbero i fondi destinati alle paritarie. A firmarli sono Flavia Piccoli Nardelli e Roger De Menech del Pd, e Gabriele Toccafondi di Italia Viva. Nella sostanza, gli emendamenti porterebbero gli attuali 150 milioni per le scuole private, già stanziati col decreto Rilancio, a 300 attraverso la a detraibilità delle rette scolastiche e l’aumento di fondi per gli alunni 0- 6 e 6- 18. Un salto da capogiro, quello invocato da Pd e Iv, che si guadagna il paluso di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, ma fa saltare sulla sedia gli alleati di Leu e M5S.

«Qualora passassero gli emendamenti, si creerebbe un’evidente sproporzione tra i soldi stanziati per la scuola statale e quelli stanziati per le paritarie», spiega al Dubbio Gianluca Vacca, ex sottosegretario ai Beni culturali e attuale membro della commissione Cultura alla Camera per i pentastellati. «Se calcoliamo che il fondo emergenza per la riapertura dell’anno scolastico ammonta a un miliardo, distribuito sul 2020 e sul 2021, portare a 300 milioni le risorse da destinare alle paritarie significherebbe dirottare un terzo delle risorse sulle scuole private». E in un momento complicato per l’istruzione pubblica, chiamata a rintracciare i fondi necessari per l’avvio dell’anno in sicurezza, destinare denaro ai privati «non è affatto prioritario», insiste Vacca.

Ma i renziani non condividono affatto l’impostazione grillina e replicano a brutto muso: «Il M5S si ricorda che non governa da solo? Se ha i voti allora si accomodi altrimenti non aiuta fare le barricate», dice Gabriele Toccafondi, firmatario di uno degli emendamenti depositati. «Ci sono migliaia di scuole - soprattutto dell’infanzia - che potrebbero chiudere, migliaia di dipendenti a rischio licenziamento, famiglie che busserebbero allo stato per un servizio che nessuno ha i soldi per garantire. Meno ideologia e più realismo», aggiunge il renziano.

Ma di ideologico in questa battaglia non c’è nulla giurano i pentastellati che sulle scuole dell’infanzia si dicono disposti a vedere le cifre al rialzo. «Sul sostegno alla fascia 0- 6 siamo sempre stati aperti, disponibili al confronto, perché si tratta di un servizio non soltanto educativo, ma socioeducativo, di sostegno alle famiglie», dice ancora Vacca. «Ma sulla scuola dell’obbligo no. Del resto l’articolo 33 della Costituzione parla chiaro: l’iniziativa dei privati non deve prevedere oneri per lo Stato».

A sostenere la posizione di Pd e Iv ci sono Giancarlo Giorgetti, Fabio Rampelli e Mariastella Gelmini. Una grana in più per Conte da disinnerscare velocemente.