Il “Movimento dei giovani avvocati iscritti alla Cassa forense 2019- 2020” ha deciso, in vista del prossimo decreto inteministeriale attuativo del decreto Rilancio, di sottoporre ai ministri dell’Economia Roberto Gualtieri e del Lavoro Nunzia Catalafo un elenco di proposte per evitare, come già accaduto nei mesi scorsi, sperequazioni con i colleghi più anziani nell’erogazione del bonus.

Si tratta di “migliaia di esordienti nella professione, senza una clientela consolidata, né risorse utili per sostenere le difficoltà del prolungato lockdown della Giustizia” la cui ripartenza, va detto, è quanto mai incerta.

Tra il rinvio d’ufficio a data successiva al 31 luglio 2020 della maggior parte delle udienze ( rinviate in alcuni casi anche al 2023/ 24) e l’ormai prossima sospensione dei termini processuali nel periodo feriale, il rientro all’ordinaria attività giudiziaria avverrà non prima del mese di settembre “con effetti disastrosi sulla certezza del diritto, quindi sulla vita dei cittadini, e di riflesso sulla condizione economica di migliaia di professionisti che - già si trovano e si troveranno ancora nei prossimi mesi - privi delle proprie fonti di reddito”.

I numeri delle domande ricevute e ammesse da Cassa forense, per il primo bonus da 600 euro, relativo al mese di marzo, sono state qualcosa come 144.340 sui circa 250mila avvocati italiani. Un’enormità. Un dato che segnala quanto l’emergenza Covid- 19 abbia messo a dura prova una professione irrinunciabile per la democrazia eppure già piegata da anni sotto il peso della crisi e del mercato senza regole.

La prima proposta riguarda la previsione di una norma che non metta nuovamente in dubbio il diritto al “bonus” per i professionisti iscritti nel 2019- 20 agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria: nella fase dell’erogazione del primo “reddito di ultima istanza” è stata infatti necessaria una specifica disposizione interpretativa per consentire l’erogazione del “reddito di ultima istanza” a coloro che più di recente avevano superato l’esame statale per l’abilitazione.

Di seguito bisognerà dunque evitare che l’erogazione del bonus avvenga senza “possibile condizionalità in ragione della storia lavorativa e fiscale priva di parametri su cui basare il raffronto dell’eventuale calo di fatturato/ reddito ( così come avvenuto per il bonus marzo in assenza di percezione di un reddito derivante dall’esercizio della professione ovvero un reddito complessivo per l'anno di imposta 2018)”.

“La condizionalità ove prevista - aggiungono i giovani legali - sia limitabile ai professionisti che abbiano redditi più elevati e quindi risultino proporzionalmente meno colpiti la paralisi dei Tribunali”.

Le Casse di previdenza private, quindi, dovranno “curare una revisione delle domande per il bonus marzo ingiustamente respinte a causa dall’abrogato articolo 34 del Dl Liquidità”.

Inoltre, “venga prevista la revisione delle domande per il bonus marzo respinte in ragione dell’iscrizione agli ordini professionali successivi al 31 marzo 2020, data arbitrariamente individuata da alcuni Enti quale termine per il conseguimento di un illegittimo requisito soggettivo ( iscrizione ordine)”.

Ed infine, i bonus relativi ai mesi di aprile e maggio siano erogati anche ai “professionisti percettori di una pensione di invalidità erogata dagli Enti previdenziali privati”, chiedono i giovani avvocati nella nota inviata al governo, “eliminando l’evidente disparità con i professionisti che fruiscono dell’analogo assegno ordinario di invalidità già certi di ricevere l’indennità”.