«Sto vivendo questo periodo, come credo la maggior parte dei magistrati italiani, con grandissimo disagio», dichiara Marina Tavassi, presidente della Corte d’Appello di Milano, a proposito dello polemiche che hanno travolto il Consiglio superiore della magistratura.

Presidente Tavassi, vuole darci un suo commento al riguardo?

Il Csm è stato investito da un ciclone senza precedenti. Personalmente sono rimasta attonita.

Dalla pubblicazione degli atti di Perugia emerge uno scenario poco commendevole, con duri scontri fra le correnti.

Le situazioni emerse, riportate dalla stampa, sono a livelli inimmaginabili. Mi riferisco, appunto, a queste trattative per le nomine.

Un fulmine a ciel sereno?

Beh, guardi, di qualcosa si aveva sentore. Non voglio sembrare un’ingenua.

Cosa allora l’ha colpita di più?

Questi pacchetti di cui si sentiva parlare per accontentare tutti.

Quella che viene definita la “lottizzazione” degli incarichi?

Io, forse in maniera ingenua, ne davo una lettura positiva. Si cercava di mantenere equilibri negli ambiti degli uffici con magistrati di orientamenti diversi. Mi stava anche bene.

Non aveva un giudizio negativo?

No. Ma non pensavo però a negoziazioni di questo genere.

Adesso impazza la discussione su come riformare il Csm. Tante le proposte, dal sorteggio, al ballottaggio, all’aumento del numero dei collegi elettorali. Lei ha qualche suggerimento?

Non sono sbagliate le regole, né le modalità di selezione dei componenti o i criteri con cui si lavora al Csm, ma sono le persone.

Non sono state scelte le persone giuste da mandare a Roma?

L’esperienza di questi ultimi anni, ed io ho vissuto molto da vicino la scelta dei consiglieri, ha portato a grandi delusioni. Certi ambienti hanno inquinato anche i migliori, quelli che erano mossi da belle intenzioni e poi sono caduti in questa rete.

Pensa alla vicinanza con il mondo della politica?

Non voglio fare un discorso di localizzazione, però credo sia così.

Molti stanno chiedendo in queste ore lo scioglimento del Csm: è d’accordo?

Io ero dell’avviso che il Csm si dovesse sciogliere l’anno scorso quando esplose lo “scandalo Palamara” e si dimisero prima quattro e poi cinque consiglieri. Serviva un rinnovamento totale.

Era favorevole a una soluzione drastica?

Certo, doveva essere avvertito anche dai vertici, che gli equilibri erano molto diversi, falsati. Né le elezioni suppletive avevano ristabilito quegli equilibri. Sì, ero decisissima allora.

E ora?

Il rischio adesso si ripropone. Sta emergendo che altri consiglieri risultano nuovamente coinvolti. In caso di dimissioni si altera comunque la volontà dei magistrati elettori.

Se non fosse il presidente della Corte d’Appello di Milano ma un cittadino, che idea avrebbe di quanto accade?

Le intercettazioni e la loro diffusione sulla stampa hanno valorizzato in termini negativi un nucleo di magistrati importanti che aveva raggiunto livelli apicali, ma che non rappresentavano quella base impegnata a lavorare seriamente ed estranea a giochi di potere e pressioni.

Esiste un problema di rappresentanza?

Guardi, nell’attuale Consiglio superiore, così come all’interno dell’intera magistratura, ci sono figure professionali di altissimo livello, equilibrio ed equidistanza. Non voglio essere ottimista a oltranza, ma la magistratura nel suo complesso è diversa.

Presidente, il distretto di Milano è in sofferenza.

Per raggiunti limiti di età o per disaffezione, c’è un esodo di magistrati in atto.

E l’aumento della pianta organica di 600 unità annunciata dal ministro della Giustizia?

Servono dai cinque ai sette anni. Un concorso, mediamente, per essere espletato necessita di due anni e mezzo.

Nessun aumento a breve, quindi?

Sì, sono solo dichiarazioni ad effetto per far vedere che c’è impegno. Magari in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ma poi nulla di concreto.

Si pensa di aumentare i giudici ausiliari in appello. Adesso ci sono 1.233 togati, e 400 ausiliari che si vorrebbe portare a 900, con un rapporto che diverrebbe del 73 per cento rispetto alla quota “professionale”. Una magistratura “senza toga”.

Io credo che sarebbe molto meglio tenere in servizio chi già c’è.

Una proroga di due anni?

Mi trovo in difficoltà a rispondere dato che riguarderebbe anche me, però voglio dire che non ha senso mandare via tanti magistrati con la prospettiva di assunzioni che non si è tecnicamente in grado di fare.

Non tutti sono favorevoli...

Mandare via magistrati che lavorano seriamente senza disporre di rincalzi immediati non mi sembra una grande scelta.

Come procede lo smaltimento dell’arretrato?

Il momento di difficoltà vissuto in questo periodo di emergenza covid ha influito nel recupero dell’arretrato. Consideri però che nella fase immediatamente precedente al lockdown c’era stato un netto miglioramento. Secondo le ultime statistiche sulla durata dei processi, si era passati dai 1.500 ai 650 giorni per i due gradi. E teniamo presente che in Italia il contenzioso è sempre molto elevato.

Quindi ben venga la proroga dell’età pensionabile?

Sarebbe un segnale di continuità, che scongiurerebbe una brusca frattura. Consentirebbe a questi magistrati di partecipare alla progressiva, piena ripresa delle attività. Sarebbe auspicabile, sia rispetto all’impegno di chi, negli uffici, ha avviato in queste settimane un percorso e rischia di non poterlo portare a termine, sia per il bene dell’intero sistema giustizia.