"La curva del contagio non è adeguatamente sotto controllo in Lombardia, Liguria e Piemonte: in queste Regioni si rileva la percentuale più elevata di tamponi diagnostici positivi, il maggior incremento di nuovi casi, a fronte di una limitata attitudine all'esecuzione di tamponi diagnostici. In Emilia-Romagna, una propensione ancora minore potrebbe distorcere al ribasso il numero dei nuovi casi". Lo sostiene la Fondazione GIMBE in vista del monitoraggio di domani del ministro della Salute Roberto Speranza sui dati del contagio da parte dell'Istituto Superiore di Sanità su cui basarsi per confermare il via libera del 3 giugno agli spostamenti tra le regioni. La Fondazione ha svolto un monitoraggio indipendente, riferito alla settimana 21-27 maggio, che tiene conto della riapertura del 4 maggio, ma non quelle molto più ampie del 18 maggio, dal quale emerge che l'incidenza di nuovi casi per 100mila abitanti, rispetto alla media nazionale (32), è nettamente superiore in Lombardia (96), Liguria (76) e Piemonte (63). Se il dato del Molise (44) non desta preoccupazioni perché legato a un recente focolaio già identificato e circoscritto, quello dell'Emilia-Romagna (33) potrebbe essere sottostimato dal numero di tamponi diagnostici (1.202 per 100mila abitanti) ben al di sotto della media nazionale (1.343). La percentuale di tamponi diagnostici positivi risulta superiore alla media nazionale (2,4%) in 5 Regioni: in maniera rilevante in Lombardia (6%) e Liguria (5,8%) e in misura minore in Piemonte (3,8%)Puglia (3,7%) ed Emilia-Romagna (2,7%). I tamponi diagnostici per 100mila abitanti, rispetto alla media nazionale (1.343), svettano solo Valle d'Aosta (4.076) e Provincia Autonoma di Trento (4.038). Nelle tre Regioni ad elevata incidenza dei nuovi casi, la propensione all'esecuzione di tamponi rimane poco al di sopra della media nazionale sia in Piemonte (1.675) che in Lombardia (1.608), mentre in Liguria (1.319) si attesta poco al di sotto. "Il Governo- commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE - a seguito delle valutazioni del Comitato Tecnico-Scientifico si troverà di fronte a tre possibili scenari: il primo, più rischioso, di riaprire la mobilità su tutto il territorio nazionale, accettando l'eventuale decisione delle Regioni del sud di attivare la quarantena per chi arriva da aree a maggior contagio; il secondo, un ragionevole compromesso, di mantenere le limitazioni solo nelle 3 Regioni più a rischio, con l'opzione di consentire la mobilità tra di esse; il terzo, più prudente, di prolungare il blocco totale della mobilità interregionale, fatte salve le debite eccezioni attualmente in vigore". "In questa difficile decisione - conclude - occorre accantonare ogni forma di egoismo regionalistico perché la riapertura della mobilità deve avvenire con un livello di rischio accettabile e in piena sintonia tra le Regioni. Una decisione sotto il segno dell'unità nazionale darebbe al Paese un segnale molto più rassicurante di una riapertura differenziata, guidata più da inevitabili compromessi politici che dalla solidarietà tra le Regioni, oggi più che mai necessaria per superare l'inaccettabile frammentazione del diritto costituzionale alla tutela della salute".   Offese gravissime: "Gravissime, offensive e soprattutto non corrispondenti al vero". Così in una nota, la Regione Lombardia commenta le dichiarazioni di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE che - parlando della situazione in Lombardia - ha sostenuto che "si combinano anche dei magheggi sui numeri". "In Lombardia - prosegue la nota - fin dall'inizio della pandemia i dati vengono pubblicati in maniera trasparente e inviati alle Istituzioni e alle autorità sanitarie preposte. Nessuno, a partire dall'Istituto Superiore di Sanità, ha mai messo in dubbio la qualità del nostro lavoro che, anzi, proprio l'ISS ha sempre validato ritenendolo idoneo per rappresentare la situazione della nostra regione". "E' dunque inaccettabile - conclude la nota - ascoltare simili affermazioni che ci auguriamo vengano rettificate da chi le pronunciate".