Una proposta «difensiva e inadatta». Così il ministro degli Affari europei, Enzo Amendola, liquida il documento proposto dai quattro "frugali" (Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca) in cui si descrive un Recovery Fund basato su «un approccio prestiti per prestiti» e di natura «temporanea, una tantum, con una clausola di decadenza esplicita dopo due anni».  Per il ministro Amendola, «una recessione così dura richiede proposte ambiziose e innovative come il Recovery Fund», perché «a rischio ci sono mercato interno e i suoi benefici per tutti gli europei». «Ciò su cui non possiamo concordare sono strumenti o misure che portino alla mutualizzazione del debito, né a significativi incrementi del bilancio Ue», recita il documento dei "frugali" che entra nel merito di quanto già annunciato nei giorni precedenti in una bozza dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz . E mentre Francia e Germania hanno aperto a 500 mld di trasferimenti, i "quattro" citano solo «prestiti», in linea con le posizioni che hanno espresso più volte. Non è tuttavia una chiusura completa, ma piuttosto una presa di posizione in vista del negoziato, come aveva già fatto capire il premier olandese Mark Rutte: il documento premette che «la crisi della Covid-19 colpisce duramente tutti gli Stati membri, socialmente e finanziariamente. È nell’interesse di tutti riportare la crescita in tutti gli Stati membri il più presto possibile. Ciò richiede solidarietà europea e una strategia comune di ripresa». I Frugali concordano quindi sulla necessità del fondo, «per sostenere la ripresa economica e la resilienza dei servizi sanitari davanti possibili ondate future» di Covid-19, ma bisognerà fare in modo che «tutti gli Stati membri siano preparati per la prossima crisi. Un forte impegno per le riforme e per rispettare le regole di bilancio è essenziale per promuovere la crescita potenziale». No dunque a contributi a fondo perduto e no a «mutualizzazione del debito e significativi incrementi del bilancio Ue». Il Fondo dovrà essere legato a un bilancio Ue «modernizzato» e farà da «supplemento al pacchetto senza precedenti da 540 miliardi euro già concordati dal Consiglio europeo» con Sure, Bei e prestiti del Mes. Le spese legate al Covid-19 vanno «anticipate» ed eventualmente «rafforzate» per aiutare la ripresa. Per quanto riguarda il Recovery Fund, serve «un’accurata valutazione dei bisogni, che miri ai settori e ai segmenti più colpiti» dev’essere diretto ad attività come «la ricerca e l’innovazione, ad una maggiore resilienza nel settore sanitario e ad assicurare la transizione verde che sostenga le ambiziose agende dell’Ue per il clima, la crescita e il digitale»