«Ho apprezzato lo sforzo di aver illustrato in modo articolato i provvedimenti del governo, molto meno la rivendicazione dell’utilizzo del Dpcm». Riassume così il suo giudizio sull’intervento in aula del premier Conte, il deputato dem Matteo Orfini. «La ripartenza va costruita in Parlamento», perchè «questa crisi non è una livella sociale ma un moltiplicatore di disuguaglianze e per uscirne serve visione politica» .

Insomma, esame non superato per il presidente del Consiglio?

Ho trovato positivo lo sforzo di Conte di fugare i dubbi sui provvedimenti del governo e di rassicurare il Paese, mi ha convinto decisamente meno la rivendicazione del Dpcm. In questa fase così delicata in cui è stato necessario ridurre le libertà individuali e i diritti dei cittadini, non possiamo permetterci una ulteriore compressione della discussione democratica attraverso l’utilizzo di strumenti diversi da una norma primaria.

Questo ennesimo Dpcm è stato la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso?

Io stesso ho difeso lo strumento quando è stato usato nella fase di maggiore emergenza. Come ha detto Conte, si gestiva una situazione in evoluzione continua e serviva una risposta necessariamente rapida. Ora, però, siamo davanti a un cambio di fase e il Dpcm non è lo strumento corretto. L’emergenza era una fase eccezionale e come tale andava gestita, la ripartenza invece richiede la stesura di un progetto, che va preparato e discusso nel tempio della democrazia, ovvero il Parlamento. A decidere come far ripartire il Paese devono essere le Camere, non le task force di tecnici.

Contesta la costituzione delle task force di tecnici?

Contesto il fatto che la sovranità possa essere ceduta a gruppi di esperti scelti dal governo. Ripeto: per ripartire serve un progetto che va costruito in Parlamento, dove può svolgersi il confronto tra tutti gli attori coinvolti. Poi, costruita la cornice, sarà possibile agire con strumenti più rapidi come i decreti. Ma in una fase del genere abbiamo bisogno di più democrazia, non di meno.

Però nella maggioranza di governo c’è anche il Pd, possibile che Conte non si sia confrontato con gli alleati prima di scegliere la strada del Dpcm?

Io questo non glielo so dire. Il Pd non riunisce da mesi la direzione, nemmeno via web, e le assicuro che nei gruppi parlamentari non si è mai discusso del Dpcm. Comunque, non ritengo si tratti di un tema che si può ridurre agli equilibri interno alla maggioranza, perchè in gioco ci sono gli equilibri istituzionali del Paese. Le scelte sulla ripartenza devono Passare per il Parlamento e il Pd dovrebbe difendere il sistema parlamentare, invece che regalarlo a chi lo usa strumentalmente come sta facendo in questi giorni la destra di Salvini.

Eppure, osservando le reazioni dell’opinione pubblica in questa fase di emergenza, il dualismo tra tecnici e politici sembra lo abbiano vinto i tecnici. Rischiate l’estinzione?

Se io pensassi questo vorrebbe dire che non crederei più nella democrazia. Gli esperti servono ed è importante che esprimano il loro punto di vista, ma ognuno ha un ruolo: le decisioni politiche le assume chi governa e le leggi le fa il Parlamento. Le misure fin qui assunte dal governo sono state positive, ma hanno bisogno di essere corrette e modificate in aula, perchè le strategie non possono essere imposte ma vanno discusse. Ripeto, non ci servono più task force ma più politica, che sappia restituire la visione di come sarà l’Italia dopo questa crisi, dica in che direzione si va e con quali strumenti.

E in che direzione si va, secondo lei?

In questo momento il Paese sta soffrendo, le persone non riescono ad andare a fare la spesa, le imprese sono in difficoltà e in molti hanno perso o stanno perdendo il lavoro. Serve una discussione collettiva sulla ripartenza, tenendo ben presente che il rischio del virus è ancora presente ma anche bisogna pensare al futuro. Sul fronte economico è stato fatto uno sforzo imponente in particolare dal ministro Roberto Gualtieri, che è riuscito a tamponare la situazione grazie alla sua capacità negoziale in Europa. Ora, però, serve un passo in più.

Quale sarebbe?

Quello di capire se, passata la crisi, vogliamo riportare nel futuro tutto il sistema industriale così com'è oggi, incluse le sue debolezze, oppure se vogliamo inserire elementi di innovazione. Questo virus e la conseguente crisi economica non è una livella sociale ma un moltiplicatore di diseguaglianze: vale a livello europeo dove i paesi più forti ne stanno uscendo meglio rispetto a noi, ma vale anche all’interno del Paese. Chi aveva le spalle coperte ha assorbito meglio il colpo, chi invece stava peggio oggi è al collasso. Metaforicamente, la distanza è tra quelli che hanno passato la quarantena nella loro villa con piscina e quelli che invece sono stati in una casa popolare senza un balcone.

Cosa propone, quindi?

Dobbiamo incidere sui meccanismi che generano le disuguaglianze e questo vuol dire affrontare alcuni nodi. Per esempio, l’Italia è un paese che tassa molto i redditi e per nulla i patrimoni. E’ possibile discutere di redistribuire le risorse toccando i patrimoni, senza che questo venga vissuto come una bestemmia? O ancora, sosteniamo il sistema delle imprese, ma cerchiamo di indirizzarne la trasformazione verso modelli più economicamente sostenibili e con una migliore remunerazione del lavoro. Il paradigma è lo stesso: leghiamo le misure emergenziali a una visione di rinnovamento.

Addirittura accenna a una patrimoniale. Questo governo sarebbe abbastanza forte per farla?

Il governo è forte se è forte la maggioranza, per questo bisogna avere voglia di affrontare i nodi politici, che ci sono e sono enormi. Prenda il Mes, per esempio, e il no dei grillini.

Quello del Mes è uno dei nodi che verranno presto al pettine.

La posizione del Movimento 5 Stelle è incomprensibile. Grazie a una trattativa condotta in prima persona dal Ministro Gualtieri, abbiamo ottenuto di poter utilizzare il Mes nel settore sanitario senza alcuna condizionalità. E’ assurdo mandare il governo a trattare, portare a casa il risultato e poi dire no grazie. Questo è infantilismo politico. Per questo dico che è necessario riconoscere e sciogliere tutti i nodi politici interni alla maggioranza: il governo faccia una discussione vera e non riduca tutto alla dialettica tra ministri. Solo così si può andare avanti.

«LA CRISI È UN MOLTIPLICATORE DI DISUGUAGLIANZE, DOBBIAMO INCIDERE SUI MECCANISMI CHE LE GENERANO.

SAREBBE UNA BESTEMMIA PARLARE DI PATRIMONIALE?»