C’è stato un tempo in cui le università di tutto il mondo, incluse quelle italiane, facevano a gara per avere un “Istituto Confucio”. Tali Istituti sono uno degli strumenti che il governo di Pechino ha escogitato per diffondere all’estero la lingua e la cultura cinesi. La loro grande diffusione si è verificata in contemporanea con l’ascesa politica ed economica della Cina negli ultimi decenni, ascesa che sembrava inarrestabile. Tuttavia la pandemia di coronavirus e la repressione di Hong Kong hanno allertato l’opinione pubblica occidentale circa i pericoli che un’alleanza troppo stretta con Pechino può comportare. In teoria i suddetti Istituti sono solo centri creati presso Università straniere – in particolare americane ed europee – nei quali si tengono corsi culturali e di lingua, di solito sotto la supervisione di un direttore cinese.
Nessuna meraviglia quindi. I “Confucio” sono simili agli analoghi centri del British Council, della Alliance Française e della Dante Alighieri che si propongono di diffondere nel mondo, rispettivamente, lingua e cultura inglese, francese e italiana. Notevoli anche le analogie con i vecchi centri della Usia ( United States Information Agency) che svolgevano compiti analoghi per gli Stati Uniti d’America.
Il fatto è che gli Istituti Confucio, emanazione diretta del governo di Pechino, sono diventati strumenti di propaganda del Partito Comunista Cinese, al quale interessa diffondere ovunque la “visione del mondo” cinese. Apparentemente virtuosa perché garante di ordine e stabilità ( vale a dire di “armonia” intesa nel senso confuciano del termine).
Essa è tuttavia basata anche, se non soprattutto, sul totale controllo del governo della vita politica e sociale, nonché dell’economia. Ed è pure fondata, com’è ovvio, sulla presenza di un partito unico – quello comunista – che non ammette alternative di sorta al suo potere.
Gli Istituti hanno avuto una crescita impetuosa in ogni parte del globo. Possono contare su cospicui finanziamenti del governo di Pechino e operano in collaborazione con le università straniere ospitanti, che forniscono gli spazi per la loro attività. Questo trend così favorevole sta ora giungendo a termine.
Tutti hanno infatti capito che gli Istituti Confucio hanno tra i loro compiti principali quello di fare propaganda a favore del modello cinese, soprattutto tra i giovani, e questo ha finito col creare tensioni in molte nazioni occidentali, Stati Uniti in testa. Impossibile per esempio parlare della repressione a Hong Kong e nel Tibet, o menzionare Taiwan come nazione del tutto indipendente dalla Repubblica Popolare. Ovvio, quindi, che molti governi siano diventati molto prudenti.
Gli Istituti cercano di ostacolare iniziative culturali sgradite al Partito Comunista Cinese, per esempio tutte quelle che riguardano il tema dei diritti umani. Si è quindi avuta la chiusura di parecchi centri in America, Europa e Australia. La notizia più clamorosa, tuttavia, è che la Svezia ha deciso di chiudere tutti gli Istituti Confucio presenti sul suo territorio, senza eccezione alcuna. E ciò è assai significativo perché il governo svedese era tra i più attivi nel promuovere accordi accademici con le Università cinesi. Il motivo risiede nel peggioramento netto dell’opinione che i cittadini svedesi hanno della Repubblica Popolare.
Neppure gli intensi rapporti economici e commerciali sembrano aver scoraggiato le autorità di Stoccolma. Si rammenti, tra l’altro, che la Volvo, fiore all’occhiello dell’industria svedese, è ora di proprietà della casa automobilistica cinese Geely Automobile.
Mette conto rammentare che le preoccupazioni per la crescente propaganda di Pechino non sembrano, almeno per ora, toccare l’Italia. Questo è naturale, poiché la componente grillina del governo ha una netta posizione filo- cinese. Il nostro Ministro degli Esteri ha detto che Hong Kong è un “affare interno” della Cina, mentre un altro esponente di M5S ha affermato che “la Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo”. E’ lecito preoccuparsi, giacché mai come in questo periodo il modello cinese dimostra di essere pericoloso ed estraneo ai valori occidentali.
Gli Istituti Confucio cavalli di Troia della propaganda
C’è stato un tempo in cui le università di tutto il mondo, incluse quelle italiane, facevano a gara per avere un “Istituto Confucio”. Tali Istituti sono uno degli strumenti che il governo di Pechino ha escogitato per diffondere all’estero la lingua e la cultura cinesi. La loro grande diffusione si è verificata in contemporanea con l’ascesa politica ed economica della Cina negli ultimi decenni, ascesa che sembrava inarrestabile. Tuttavia la pandemia di coronavirus e la repressione di Hong Kong hanno allertato l’opinione pubblica occidentale circa i pericoli che un’alleanza troppo stretta con Pechino può comportare. In teoria i suddetti Istituti sono solo centri creati presso Università straniere – in particolare americane ed europee – nei quali si tengono corsi culturali e di lingua, di solito sotto la supervisione di un direttore cinese.
Nessuna meraviglia quindi. I “Confucio” sono simili agli analoghi centri del British Council, della Alliance Française e della Dante Alighieri che si propongono di diffondere nel mondo, rispettivamente, lingua e cultura inglese, francese e italiana. Notevoli anche le analogie con i vecchi centri della Usia ( United States Information Agency) che svolgevano compiti analoghi per gli Stati Uniti d’America.
Il fatto è che gli Istituti Confucio, emanazione diretta del governo di Pechino, sono diventati strumenti di propaganda del Partito Comunista Cinese, al quale interessa diffondere ovunque la “visione del mondo” cinese. Apparentemente virtuosa perché garante di ordine e stabilità ( vale a dire di “armonia” intesa nel senso confuciano del termine).
Essa è tuttavia basata anche, se non soprattutto, sul totale controllo del governo della vita politica e sociale, nonché dell’economia. Ed è pure fondata, com’è ovvio, sulla presenza di un partito unico – quello comunista – che non ammette alternative di sorta al suo potere.
Gli Istituti hanno avuto una crescita impetuosa in ogni parte del globo. Possono contare su cospicui finanziamenti del governo di Pechino e operano in collaborazione con le università straniere ospitanti, che forniscono gli spazi per la loro attività. Questo trend così favorevole sta ora giungendo a termine.
Tutti hanno infatti capito che gli Istituti Confucio hanno tra i loro compiti principali quello di fare propaganda a favore del modello cinese, soprattutto tra i giovani, e questo ha finito col creare tensioni in molte nazioni occidentali, Stati Uniti in testa. Impossibile per esempio parlare della repressione a Hong Kong e nel Tibet, o menzionare Taiwan come nazione del tutto indipendente dalla Repubblica Popolare. Ovvio, quindi, che molti governi siano diventati molto prudenti.
Gli Istituti cercano di ostacolare iniziative culturali sgradite al Partito Comunista Cinese, per esempio tutte quelle che riguardano il tema dei diritti umani. Si è quindi avuta la chiusura di parecchi centri in America, Europa e Australia. La notizia più clamorosa, tuttavia, è che la Svezia ha deciso di chiudere tutti gli Istituti Confucio presenti sul suo territorio, senza eccezione alcuna. E ciò è assai significativo perché il governo svedese era tra i più attivi nel promuovere accordi accademici con le Università cinesi. Il motivo risiede nel peggioramento netto dell’opinione che i cittadini svedesi hanno della Repubblica Popolare.
Neppure gli intensi rapporti economici e commerciali sembrano aver scoraggiato le autorità di Stoccolma. Si rammenti, tra l’altro, che la Volvo, fiore all’occhiello dell’industria svedese, è ora di proprietà della casa automobilistica cinese Geely Automobile.
Mette conto rammentare che le preoccupazioni per la crescente propaganda di Pechino non sembrano, almeno per ora, toccare l’Italia. Questo è naturale, poiché la componente grillina del governo ha una netta posizione filo- cinese. Il nostro Ministro degli Esteri ha detto che Hong Kong è un “affare interno” della Cina, mentre un altro esponente di M5S ha affermato che “la Cina vincerà la terza guerra mondiale senza sparare un colpo”. E’ lecito preoccuparsi, giacché mai come in questo periodo il modello cinese dimostra di essere pericoloso ed estraneo ai valori occidentali.
Sfoglia il giornale di oggi
Ultime News
«Diventare avvocato torni a essere una scelta, non un rifugio»
La Fbe “incorona” Palermo
I magistrati onorari: «Noi sotto ricatto»
Papa Francesco, in 100mila per Urbi et Orbi: “Ucraina trascinata in una guerra insensata”
Stop allo stato di emergenza, misure e green pass: ecco cosa cambia
Covid Svizzera oggi, 22.221 contagi e 18 morti in 24 ore
Monza: incidente a Brugherio, ubriaco al volante travolge un 31enne e scappa
** Generali: Doris (Mediolanum), ‘non abbiamo intenzione di comprare azioni’ **
M5S: exit strategy ‘salva Movimento’, nomina comitato garanzia e poi al voto capo politico
Vaccino covid e quarta dose, Aifa: “Sarà richiamo annuale”
Centrosinistra: Fregolent (Iv), ‘Boccia eviti ultimatum ridicoli’
**Bce: Enria, ‘ripresa più forte del previsto ma vulnerabilità da debito e credito’**
Calcio: Coppa Italia, Dzeko e Sanchez stendono la Roma e l’Inter vola in semifinale (2)
Calcio: Atalanta, visita di controllo dal professor Orava per Zapata
Blackout e aerei in tilt, danni per centinaia di miliardi dal ‘meteo spaziale’
M5S: Calenda, ‘non me ne po’ fregà de meno, quel che succederà è irrilevante’
Scuola: Costarelli (presidi Lazio), ‘boom voto studenti a consulte è risultato importantissimo’
**Calcio: De Santis, ‘espulsione Zaniolo? Atteggiamento non tollerabile per il regolamento’**
Azione: Mastella, ‘Calenda parla di serietà? Detto da lui è bestemmia’
Scuola: Giannelli (presidi), ‘abbiamo lavorato tutto il weekend, più problemi alle primarie’
Centrodestra: Salvini, ‘mi auguro non ci sia uno che vuole essere il più forte dei perdenti’
M5S: Grillo, ‘passare da ardori giovanili a maturità’
M5S: Grillo, ‘passare da ardori giovanili a maturità’ (3)
Articoli Correlati
Omicidio Cerciello Rega, «i tesserini non furono esibiti». Dubbi su Varriale
«Altro che dai giudici: i pm vanno separati dalla polizia giudiziaria…»
Da Tsipras a Mélenchon: perché la sinistra guarda sempre altrove?
L’urlo di Marina Ovsyannikova: «Per Putin sono una traditrice, per gli ucraini una spia russa»
Che mondo sarebbe senza avvocati pronti a tutelarci dal potere?
La lista dei putiniani un “avvertimento” dei servizi segreti a leghisti e grillini?
«Non ci sarà mai una rottura totale tra gli Usa e i russi»
Caro dottor Gratteri, se si suicidassero i tanti finiti in galera sarebbe una strage degli innocenti
«Occorre un’alleanza diversa. Resta un fatto: Fratelli d’Italia è il primo partito»