Secondo il premio Nobel Luc Montagnier il virus che causa il Covid- 19 sarebbe sfuggito da un laboratorio di Wuhan. E se lo dice Montagnier, un premio Nobel, allora per la stampa qualcosa di vero ci deve essere. No, semmai è vero il contrario, nel senso che se lo dice anche Montagnier, allora deve essere proprio una balla. Da almeno un paio di decenni il mondo scientifico- accademico si interroga su cosa sia accaduto al capo del laboratorio di virologia del Pasteur, dove fu scoperto negli anni Ottanta il virus che causa l’Aids. La scoperta fu fatta da una intelligente scienziata, Francoise Barré- Sinoussì, ma, in quanto suo boss, Montagnier la gestì politicamente e si guadagnò una fama e un Nobel. La fama si concretizzò soprattutto in guadagni economici cospicui, grazie a contratti/ immagine con case farmaceutiche e a inviti a tenere migliaia di conferenze pagate ognuna diverse migliaia di dollari/ euro.

Il Nostro era ( o è) di casa in Italia, invitato da numerose fondazioni, farmaceutiche e non. Gli scienziati sanno che dice cose insensate e pericolose, ma non lo dicono pubblicamente chissà per quale motivo, mentre le persone comuni si fanno ingannare e trovano in lui qualcuno con le stesse credenze pseudoscientifiche che hanno loro. Vogliamo mettere la soddisfazione. Luc Montaigner è un caso esemplare di quella che il chimico e premio Nobel Irving Langmuir definiva nel 1953 “scienza malata”. La scienza malata è un processo psicologico disfunzionale in cui uno scienziato, che per un periodo ha praticato il metodo scientifico guadagnandosi vasti riconoscimenti, più o meno inconsciamente si allontana da quel metodo e inizia un percorso di interpretazione dei fatti per cui le sue aspettative o i suoi pregiudizi prevalgono e piegano i dati ai suoi desideri. Almeno da un paio di decenni Montagnier crede di star inseguendo cose reali, mentre si tratta di miraggi o deliri. Nessuna delle ipotesi che va sostenendo sono state riprodotte né sono riproducibili. Se lo fossero avremmo una scienza del tutto diversa da quella che conosciamo e pratichiamo.

Negli anni ha difeso presunti fenomeni elettromagnetici nel DNA, l’efficacia dell’omeopatia o di vari prodotti inutili, con aziende che lo pagano per pubblicizzarli. È arrivato ad avvallare la delinquenziale tesi che i vaccini causerebbero l’autismo. Ora si presta a rilanciare la credenza ridicola e a usare dei comici argomenti per cui il virus che causa il Covid- 19 sarebbe sfuggito da un laboratorio di Wuhan, dove lo avrebbero ingegnerizzato inserendo sequenze di HIV. La tesi è basata su un preprint di autori indiani, prontamente ritirato perché la comunità scientifica ne ha evidenziato le falle, e su una pubblicazione priva di basi scientifiche comparsa su una rivista cosiddetta predatoria, cioè che pubblica qualsiasi porcata a pagamento, la cui sede è in una strada nei pressi dell’aeroporto di Indore ( India). Tutti i dati di genomica comparativa, che hanno confrontato il genoma del virus nel pipistrello e nell’uomo, dicono che si tratta di un virus naturale. Un complesso studio pubblicato il 9 aprile sui Proceedings of the National Academy of Science descrive l’evoluzione in corso di una rete di genomi virali di cui il più ancestrale è stato trovato in pazienti del Guangdong. Un elemento costitutivo della scienza malata è l’idea che tutto quello che si sa ufficialmente sia il risultato di un complotto, finalmente smascherato da qualche intrepido che ha pensato controcorrente o ha avuto accesso a dati segreti. Sappiamo che le pandemie stimolano come pochi altri fenomeni la produzione di teorie cospirative. Perché? Le idee cospirative servivano probabilmente ai nostri antenati come strategie per ridurre l’ansia e la paura riguardo a condizioni di rischio percepito come molto grave, ma di cui non si conoscevano le cause.

Le persone e le comunità elaborano teorie cospirative, le quali ipotizzano di regola delle conoscenze che ci sono state tenute nascoste da agenzie legate al potere o con interessi, per compensare la mancanza di informazioni e avere la sensazione di sapere che cosa è davvero accaduto o sta accadendo. Quindi lo fanno per dare un senso alla situazione e sentirsi in una condizione migliore di altri, in quanto si è in possesso di un sapere tenuto nascosto. Le teorie del complotto servono anche a creare aggregazione, dunque a combattere la solitudine, per cui chi ci crede si coalizza contro chi accetta la versione regolare ( noi contro loro). Il complottismo è un ritorno al tribalismo. Se, però, in quel mondo era di aiuto per sedare l’ansia, oggi è una seria minaccia per la fiducia sociale nella scienza e nella medicina, indispensabile di fronte a sfide come le pandemie, nonché un comodo mezzo per qualcuno di profittare della creduloneria di molti. Le persone come Montagnier danneggiano la scienza e la medicina, e la comunità scientifica dovrebbe dare il segnale che sa far pulizia al proprio interno. Stante che gli scienziati chiedono di sanzionare o far tacere chi propaganda la pseudoscienza, allora caccino Montagnier dalle accademie scientifiche e ritirino i premi prestigiosi che gli sono stati assegnati. Cominciando dal Nobel. Sarebbe un messaggio che le persone capiscono, al di là delle chiacchiere.

* ordinario di Storia della Medicina e docente di Bioetica presso la Sapienza Università di Roma, dirigente CNR