Mi sa che che saranno tutti da rivedere i parametri sulla qualità della vita nelle città italiane. Ricordate quelle classifiche che a inizio anno fanno le pagine di apertura di qualche autorevole giornale economico, castigando puntualmente tutte le città del sud ed esaltando il blocco del nord? Beh, forse tra i criteri per assegnare il punteggio andrebbe aggiunto anche quello della prova di resistenza al coronavirus. Onore al Sud disciplinato che ha saputo resistere al virus e lasciato spiagge deserte

Mi sa che che saranno tutti da rivedere i parametri sulla qualità della vita nelle città italiane. Ricordate quelle classifiche speciali che a inizio anno fanno le pagine di apertura di qualche autorevole giornale economico, castigando puntualmente tutte le città del sud ed esaltando il blocco del nord? Beh, forse tra i criteri per assegnare il punteggio andrebbe aggiunto anche quello della prova di resistenza al coronavirus. Nella categoria “primum vivere “. Diciamolo sussurrando, perché da meridionali siamo pure un tantino superstiziosi, ma i numeri ufficiali sarebbero eloquenti e, per qualche benedizione santa certamente ( opera alacre di San Nicola, San Gennaro, Santa Rosalia e colleghi di patronaggio associati), hanno messo il sud, una volta tanto, non al top dei disastri nazionali. Quasi l’ 80% dei contagi, infatti, si è avuto nelle regioni del Nord, che pure contano solo il 46% della popolazione italiana. Il Centro ( quasi il 20% della popolazione nazionale ) è stato colpito dal coronavirus in una misura vicina al 12% del totale degli infettati, mentre il Mezzogiorno ( isole comprese, come diceva una volta lo spot di Aiazzone), che raccoglie il 34% degli italiani, ha avuto un tasso di contagio pari all’ 8 e passa per cento del totale. Se poi prendiamo in esame l’indice di mortalità ( in Italia, purtroppo, molto più alto di moltissimi paesi colpiti, con il 17,5% del numero mondiale), troveremo conferme ancora più nette: il Nord fino alla domenica di Pasqua registrava il 4,4 per mille di decessi per coronavirus sull’intera popolazione dell’area, il Centro l’ 1,15, il Sud lo 0,66 per mille. In mancanza di prove scientifiche su una costituzionale refrattarietà al virus maledetto delle genti meridionali, non restano dunque che poche ipotesi. La prima sarebbe quella della “tenuta” del sistema sanitario. Il che sembrerebbe addirittura paradossale: ma come, il Cotugno di Napoli, proprio quel Cotugno delle inchieste, delle denunce, dei malati parcheggiati nei corridoi, oggi diventa modello di efficienza sanitaria che può esibire a testa alta il risultato di aver guarito e non infettato i suoi pazienti, ciò che in molti ospedali del nord, purtroppo, non è stato possibile? Proprio così.

Se l’impatto col virus in Campania e nelle altre regioni del Sud, non è stato così devastante ( e continuiamo a incrociare le dita), è anche perché dagli ospedali pubblici non è partita la spinta epidemica. Nella necessaria revisione dell’offerta sanitaria che l’intero sistema dovrà compiere, sarà opportuno meditare su questo, avendo più fiducia nella forza della sanità pubblica meridionale, da rafforzare, e non da mortificare in favore di quella privata. La seconda: la prova straordinaria di accettazione della clausura da parte di un popolo che ha l’abitudine di una vita sociale all’aperto, nelle piazze, per le strade, sul mare. Chapeau agli italiani, certo, che si sono blindati in casa senza fiatare, e per favore vediamo di finirla di ingigantire i fenomeni, certamente biasimevoli, ma circoscritti, dell’incosciente che se ne va in giro per puro sfizio: uno zero virgola su sessanta milioni fa subito centomila e più, ma questi numeri non illustrano tutto il paese.

Ma i meridionali meritano un applauso in più: i lungomari deserti di Bari, Napoli, Palermo sotto il sole di Pasqua sono eloquenti quanto venti milioni e 400 mila ( tanti sono i meridionali) tamponi coronavirus negativi. In ultimo la rete famigliare: è vero, la famiglia fa le case più strette in questo frangente lungo e senza orizzonte, ma costruisce anche un abbraccio che tutela e avvolge. Asciuga le solitudini. E salva un bel po’ di nonni.

Ci sarà una ripresa e la politica avrà il dovere riassumere responsabilità e manifestare progetti congruenti. Ma guai se questi segnali di vita dal Sud non fossero colti e incoraggiati nella nuova stagione, che si annuncia necessariamente keynesiana.