Il cardinale australiano George Pell è stato prosciolto da ogni accusa dall’Alta corte, l’organo che rappresenta l’ultimo grado di giudizio in Australia. Ribaltata, dunque, la sentenza della Corte d'Appello dello stato di Victoria, che lo scorso agosto aveva dichiarato colpevole Pell di aver abusato sessualmente nel 1996 di due coristi di 13 anni. Il cardinale era stato condannato sulla base di cinque capi di imputazione, diventando così il primo vescovo dichiarato colpevole in un tribunale penale per abusi sessuali su minori. Tuttavia, l’Alta corte ha riscontrato che per tutti e cinque i capi di accusa sono presenti diversi elementi d’improbabilità non prese in considerazione dalla giuria. Secondo l’Alta corte, infatti, esiste «una significativa possibilità» che «una persona innocente sia stata condannata». I sette giudici dell’Alta corte australiana hanno deciso il verdetto all’unanimità. Secondo la sintesi del dispositivo della sentenza di oggi, letta in un’aula semivuota per via dell’emergenza del coronavirus, sussiste una «significativa possibilità che un uomo innocente sia stato condannato a causa di prove che non ne attestassero la colpevolezza secondo gli standard richiesti». In altre parole: insufficienti, ma non se ne è tenuto conto. Nessun commento al momento dal Vaticano. Ma stamane, celebrando la messa a Santa Marta, lo stesso Papa Francesco ha invitato a pregare per quanti sono rimasti vittima di una sentenza ingiusta, motivata dall’accanimento. «In questi giorni di Quaresima», ha detto il Pontefice all’inizio liturgia trasmessa in streaming e seguita non solo in Italia, «abbiamo visto come i dottori della legge si siano accaniti contro Gesù, come lo abbiano giudicato con accanimento. Chiedo di pregare per tutte le persone che soffrono una sentenza ingiusta per accanimento». Come dice il Salmo 26: «Non consegnarmi in potere dei miei nemici; contro di me sono insorti falsi testimoni, gente che spira violenza». Con ogni probabilità la notizia dell’assoluzione definitiva di Pell gli era già giunta.

Pell: "Corretta una grave ingiustizia"

Dopo la sentenza, l’ex tesoriere vaticano ha commentato che è stata «corretta una grave ingiustizia».  Il porporato 78enne, che si è sempre dichiarato innocente, è tornato in libertà, ha lasciato il carcere di Barwon per recarsi in un istituto religioso presso Melbourne. Il cardinale Pell, dopo la decisione dell’Alta Corte, ha ribadito di aver «costantemente sostenuto» la sua innocenza e che l’ingiustizia che ha ricevuto è stata ora sanata. Rivolgendosi alla persona che lo ha accusato per un fatto avvenuto negli anni ’90, a quel tempo un chierichetto della Cattedrale di Melbourne, il porporato ha detto di non provare risentimento. «La base della guarigione a lungo termine - ha affermato - è la verità e l’unica base della giustizia è la verità, perché giustizia significa verità per tutti». Il porporato ha ringraziato i legali e tutti coloro che hanno pregato per lui e lo hanno aiutato e confortato in questo tempo difficile.

Chi è Pell

George Pell, di anni 78, cardinale di Santa Romana Chiesa, è stato uno dei consiglieri più fidati del Pontefice. Condannato a sei anni per pedofilia in un giudizio, viene stabilito dall’Alta Corte australiana, viziato dall’incuria. L’errore giudiziario è stato commesso a Melbourne, la sentenza che all’unanimità lo ha capovolto è stata emessa a Brisbane. Nel mezzo un lungo periodo di incarcerazione per un prelato cui Bergoglio aveva affidato una gestione pulita e trasparente delle risorse finanziarie della Chiesa. Doppia la valenza del caso: per la funzione dell’uomo nella gerarchia vaticana e per il tipo di accusa mossagli. In un solo colpo dubbi venivano sollevati sulla volontà e sulla capacità della Chiesa di combattere battaglie essenziali, indicate come obiettivi primari nell’ambito del rinnovamento della comunità cattolica ai suoi massimi livelli. Per non dire delle voci che sussurravano riguardo la capacità di discernimento del Pontefice nello scegliersi i collaboratori. Ma la vicenda non è rimasta senza conseguenze personali: amareggiato dalla scia di polemiche e sospetti, desideroso di voltare e far voltare pagina alla Chiesa francese, il prelato ha insistito per lasciare l’incarico, e Francesco ne ha accettato definitivamente le dimissioni un mese fa.

Le reazioni

Il primo ministro australiano Scott Morrison ha commentato: «Deve essere rispettata» la decisione dell’Alta Corte di prosciogliere dalle accuse di pedofilia il cardinale George Pell. Continuare «a discutere di queste cose non fa altro che causare molto dolore» a molti australiani «e quando queste cose accadono, i miei pensieri sono sempre con loro», ha aggiunto Morrison. «L’Alta Corte, il tribunale più importante, ha preso la sua decisione e deve essere rispettata», ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa a Canberra sull’emergenza coronavirus. Anche Matteo Renzi è intervenuto: "Ciò che è accaduto al cardinale australiano Pell è incredibile. La persecuzione nei suoi confronti è una delle pagine nere della (in)giustizia mondiale. Oggi che emerge la verità, molti dovrebbero farsi qualche domanda. Buona Pasqua al Cardinale e a chi soffre per false accuse".