Il detenuto morto per coronavirus era da un giorno e mezzo ai domiciliari allospedale, quando oramai la sua situazione di salute si è aggravata tanto da finire ricoverato alla sala di rianimazione del policlinico SantOrsola di Bologna. In sintesi, ha avuto formalmente lo stato di detenzione ospedaliera il 30 marzo scorso, quando oramai è finito in terapia intensiva per poi spirare la notte del primo aprile. Parliamo di Vincenzo Sucato, classe 1944, era detenuto nel carcere la Dozza di Bologna ed era accusato di 416 bis. La verità è che da tempo presentava gravi patologie e, quindi, era in serio pericolo stando in un carcere dove, in seguito, erano stati accertati casi di contagio da coronavirus. Non solo. Non è vero come scrive il Dap che luomo è stato sottoposto al tampone dopo essere stato ricoverato presso lunità di medicina durgenza. In realtà è stato sottoposto al tampone quando era già in carcere, proprio perché allistituto penitenziario bolognese erano stati, da tempo, accertati casi di contagi tra il personale penitenziario. Da sottolineare che casi di positività sono stati resi pubblici dalla stampa il venerdì del 20 marzo.Il suo difensore, avvocato Domenico La Blasca del foro di Palermo, ha spiegato a Il Dubbio che listanza per i domiciliari era stata presentata il 16 marzo scorso, quando già cominciava a circolare la voce di alcune persone che avrebbero presentato sintomi da coronavirus. Voci allepoca però ancora non confermate. Listanza era della sostituzione della misura cautelare in carcere con quella degli arresti domiciliari per gravi motivi di salute, eccependo che le condizioni di salute si erano aggravate e mancavano i farmaci specifici per la patologia glicemica di cui era affetto Sucato. Inoltre era stato colpito da un altro episodio di ictus celebri durante una notte e rilevato solo negli esami strumentali successivamente. Non solo, era un soggetto ad alto rischio della vita a ragione della stenosi carotidea sinistra dell80% asintomatica con occlusione nota dellarteria carotide destra. Ma il motivo principale della richiesta dei domiciliari era dovuto dal fatto che «essendo un soggetto di anni 76 anni aveva scritto nero su bianco lavvocato - affetto da numerose patologie, leventuale contagio del coronavirus avrebbe un esito fatale». Il Gup ha però rigettato listanza il 19 e notificata il giorno dopo. Da sottolineare ci tiene a specificare lavvocato - che in quel periodo lufficio giudiziario era sommerso di richieste. Dopodiché visto che le notizie di contagio sono state confermate - lavvocato ha fatto ulteriore istanza il 24 marzo e, prima ancora, ha chiesto urgentemente una relazione alla direzione del carcere di Bologna sullo stato di salute del suo assistito e se erano state intraprese delle «cautele per prevenire il contagio del Covid 19 trattandosi di un soggetto ad altissimo rischio quoad vitam e lesito dei recenti esami di cui si era in attesa di esecuzione sin dal mese di agosto 2019, ribaditi in data 23.01.2020 e non ancora eseguiti». Ma nulla da fare, lavvocato non ha ricevuto nessuna risposta dalla direzione del carcere. È stato poi il giudice a chiedere informazioni al carcere per valutare listanza. Lo ha scritto nero su bianco nel provvedimento premettendo che ha fatto richiesta della relazione sanitaria del detenuto «il 25 - si legge nel provvedimento - e poi sollecitata il 27 marzo». Solo il 29 il giudice ha finalmente ricevuto una nota dalla direzione del carcere che il detenuto, a seguito dellesito positivo del tampone, è stato trasferito in ospedale nella serata del 27. A quel punto il 30 marzo - arriva finalmente il provvedimento favorevole alla detenzione ospedaliera. Ma oramai Sacuto si era aggravato e portato in terapia intensiva. Tempo un giorno e mezzo muore. Lavvocato Domenico La Blasca non ci sta e ha annunciato che farà una denuncia nei confronti dei responsabili della casa circondariale di Bologna, presentandola alle procure di Palermo e Bologna.