Siamo di fronte ad un disastro economico di proporzioni immani. A fronte del quale persino l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, la tragedia dei troppi morti senza nemmeno un conforto religioso, rischia di passare in secondo piano.

Assisteremo a una caduta del PIL superiore a quella che ebbe lo Stato italiano durante la seconda guerra mondiale. Ma non avremo nemmeno l’inflazione post bellica, la quale annullò il debito pubblico e quelli privati pregressi. E fu sapientemente guidata da Luigi Einaudi, quale governatore della Banca d’Italia e Ministro del Bilancio nel 1945- 1947.

Non avremo un piano Marshall, né disponiamo più della sovranità monetaria, per effetto dell’adesione all’euro. E sono eloquenti le vicende dell’Unione europea di questi giorni, dove assistiamo a una rottura tra Europa continentale ed Europa mediterranea, o meglio tra Europa protestante e cattolica. Disponiamo però dell’oro della Banca d’Italia, del patrimonio immobiliare e mobiliare dello Stato, per fortuna non disperso col federalismo demaniale. Ma soprattutto disponiamo di un patrimonio unico di credibilità e di idee, che è già stato messo alla prova con successo nel decennio trascorso e di cui abbiamo conferma anche in questi giorni. Basti pensare al notissimo articolo sul “Financial Times” di Mario Draghi ed all’idea geniale dei buoni per la difesa e ricostruzione nazionale, illustrata sul “Corriere della Sera” da Giulio Tremonti. È facile trarne le conseguenze. Chi ha salvato l’euro e quindi l’Unione europea deve oggi salvare l’Italia, perché non si abbia allo stesso tempo la rottura di entrambe, messe a dura prova in questi giorni.

Ma è necessario agire prima che sia troppo tardi. E anche un giorno perduto può avere conseguenze incalcolabili.

La più responsabile tra le forze politiche del Parlamento dovrà presentare una sorta di mozione di sfiducia costruttiva, proponendo un governo di emergenza nazionale presieduto dall’ex Presidente della BCE. Non è prevista dalla Costituzione, ma si sta già sviluppando una prassi costituzionale in questo senso. Altre forze politiche la sosterranno e in Parlamento ci sarà la maggioranza. La lettera dell’art. 92 della Costituzione e la sua applicazione scrupolosa consentiranno al Presidente incaricato e al Capo dello Stato la nomina di un governo espressivo delle più elevate capacità della nostra comunità nazionale.

Solo allora inizierà la ricostruzione. Ma dovremo avere presente che nulla sarà più uguale a prima. Potrà essere persino migliore. Dipenderà da noi. Dall’unione di tutto il popolo italiano.