In un intervento sul Financial Times del 25 marzo u. s. l’ex numero uno della BCE, Mario Draghi, ha detto: «Stiamo fronteggiando una guerra sul Coronavirus e dobbiamo mobilitarci di conseguenza». La stessa affermazione era stata formulata nei giorni precedenti da più voci, anche all’interno del Governo italiano e nelle accorate invocazioni dei Governatori delle Regioni del Nord oltre che nelle opinioni di autorevoli scienziati e di apprezzati editorialisti. Siamo dunque in guerra, una guerra anomala e inedita alla quale, se proprio dovessimo dare un nome per distinguerla dalle ultime del più recente passato, spetterebbe – per le dimensioni geopolitiche raggiunte – quello di “globale”, che oltrepassa le definizioni di “grande” e di “mondiale” assegnato dagli storici del Novecento rispettivamente alle Guerre del ’ 15- 18 e del ’ 40- 45. Nel 2020, infatti, l’intero globo terracqueo è mobilitato – come ha osservato Draghi – a combattere un nemico invisibile e quanto mai maligno e pernicioso, il Coronavirus; guerra di nuovo conio, sfuggente a qualsivoglia confronto con i conflitti armati del passato, che sarebbe fuorviante evocare per farne materia di mera comparazione o per trarre improbabili insegnamenti o addirittura chimerici rimedi, non fosse altro perché si sta combattendo contro un esercito smisurato e invisibile di microrganismi patogeni lanciatisi massicciamente e senza preavviso all’assalto dell’umanità intera.

Una guerra anomala e assai strana, in cui gli unici combattenti in divisa, il personale sanitario e le forze dell’ordine e della protezione civile, appartengono all’esercito degli aggrediti, mentre il subdolo aggressore resta beffardamente nascosto in attesa di introdursi nella carne viva delle inermi vittime prese di mira, mostrandosi in tutta la sua virulenza solo dopo avere lasciato il segno – spesso mortale – del suo passaggio. Una guerra in maschera, quasi fosse un ballo collettivo planetario, organizzato da una fantomatica associazione carnevalesca internazionale, nel quale – avvinghiate in un vorticoso abbraccio – danzano la vita e la morte, la sintesi del mondo.

La guerra che oggi è in atto contro il virus non può essere narrata con le parole di ieri; il lessico della comunicazione è infatti profondamente mutato: alle parole baionetta, moschetto, corazzata, portaerei, sommergibile, carrarmato, siluro, mortaio, mitragliatrice, lanciafiamme e via di questo passo, sono subentrate ventilatore, ossigeno, mascherina, tampone, guanti, contagio, focolaio, vaccino, trend, picco ed espressioni come zona rossa, terapia intensiva e distanziamento sociale, sufficienti a segnalare, da sole o assemblate, che nulla è più come prima, come ha detto il Sindaco di Milano, e che la nostra salute e le nostre vite – in assenza di un farmaco efficace – sono ora immerse in una nuova e terribile realtà. «Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città e ci siamo ritrovati impreparati e smarriti. Siamo sulla stessa barca, tutti chiamati a remare insieme…» ha detto il Santo Padre il 27 marzo u. s. nel “silenzio assordante” di Piazza San Pietro, implorando l’Onnipotente di svegliarsi e di non lasciarci nella tempesta.

Il Coronavirus ha prodotto devastanti conseguenze anche al sistema economico del nostro Paese ed è necessario pertanto farvi fronte con urgenza. Gli scenari dell’economia sono però cambiati, come ha sottolineato il Presidente Mattarella nel messaggio televisivo del 27 marzo u. s. e impongono dunque adeguati ed immediati interventi per sostenere il sistema produttivo in un’ottica solidaristica europea capaci di rimetterlo in movimento perché nessuno sia lasciato solo. La crisi economica innescata dal Coronavirus non ha precedenti e a fronteggiarla non gioveranno certo gli strumenti utilizzati in passato nella cosiddetta economia di guerra dell’ultimo conflitto mondiale ( ammassi, requisizioni, razionamento, calmiere, lotta al mercato nero) e neppure gli strumenti di pianificazione inventati dall’economia del Dopoguerra, perché lo scenario attuale è profondamente diverso da quello degli anni ’ 40 del secolo scorso e ad esso non comparabile, né sovrapponibile. Anche per l’economia va approntato un vaccino efficace ( Draghi lo ha individuato nella liquidità) da affiancare al vaccino contro il virus che si attende con fiduciosa speranza dai laboratori di ricerca, novelle fucine di Vulcano, dai quali usciranno, più splendenti di quelle di Achille, le armi per vincere la guerra, «ché l’antiquo valor ne gli italici cor non è ancor morto». Ce la faremo!

* già Consigliere Nazionale Forense