di Silvia Vono* La crisi economica che attraversa l’Italia e che, a causa della pandemia covid-19, è stata ulteriormente aggravata pesa in modo unitario su tutto il mondo delle professioni, fortemente penalizzate dalle aumentate difficoltà contributive e fiscali. Il settore delle professioni ordinistiche sopporta da sempre le difficoltà economiche dei propri clienti, che siano singoli, imprese o addirittura pubbliche amministrazioni, e questo spesso si riversa nell’estensione dei termini di pagamento e di conseguenza nell’impossibilità di adeguarsi ai termini previsti e, imposti, dalle Casse professionali. In questo ultimo decennio noi avvocati, e anche i notai, gli ingegneri, gli architetti, i commercialisti, abbiamo dovuto aderire, completamente a nostre spese, alle pratiche di innovazione determinate dal giusto processo di informatizzazione della P.a. diventando protagonisti anche attivi di queste attività, fornendo spunti e rilievi critici. Siamo rimasti sempre in trincea per garantire il buon andamento del sistema, anche al caro prezzo di veder ridotte al lumicino le nostre garanzie lavorative. Un paradosso se pensiamo che i professionisti iscritti ai vari ordini producono in Italia, secondo il rapporto di Confprofessioni del dicembre 2019, 1,7 miliardi di Pil, rappresentando più del 6% della forza lavoro e quasi il 27% del lavoro indipendente in Italia. Malgrado ciò, noi professionisti non possiamo più essere definiti una casta, forse perché non lo siamo mai stati, considerando l’attività svolta, le responsabilità conseguenziali e i rischi personalmente assunti, e in particolar modo oggi, considerato che accanto a redditi più alti esiste una larga parte di professionisti - soprattutto giovani, ma non solo - che non riescono, a fine mese, ad avere la dignità di un reddito da pubblico dipendente seppur del livello più basso. Il decreto Cura Italia non ha provveduto adeguatamente alla cura, non solo degli avvocati, ma di tutti i professionisti iscritti agli Ordini, al netto del fatto che governo e parlamentari sono già al lavoro per migliorare le misure introdotte. Attualmente infatti i professionisti iscritti sono stati inseriti in modo specifico nel comma 2 dell’articolo 44 del Dl “Cura Italia” attraverso il cosiddetto “Fondo per il reddito di ultima istanza”. Ma tale fondo, che prevede risorse per soli 300 milioni di euro, dovendo garantire “misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti e autonomi che in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività o il loro lavoro”, appare insufficiente, in quanto solo dopo aver soddisfatto queste categorie sarà il turno dei professionisti iscritti alle Casse. Intanto in Italia c’è un immediato bisogno di liquidità e, in particolare per i professionisti, non basta più la semplice sospensione temporanea di alcuni contributi alle Casse di previdenza. Servirebbe invece pensare ad un nuovo welfare con una gestione coadiuvata tra Stato e le Casse che gestiscono gli Ordini professionali. In questo momento appaiono necessari interventi immediati come l’introduzione della riduzione delle tasse, tenuto anche conto della materiale impossibilità di contribuzione alle misure richieste; la previsione di una rateizzazione dei contributi dovuti, anche con riferimento all’Agenzia delle Entrate, con eliminazione di sanzioni e di interessi che, se calcolati, renderebbero inutile la stessa rateizzazione; la possibilità di compensare i crediti d’imposta con decorrenza immediata in deroga alla norma introdotta con l’ultima finanziaria. Serve ancora un immediato intervento collaborativo dei Tribunali e delle Corti d’Appello volto a evadere le istanze di liquidazione rimaste in sospeso relativamente alle attività svolte dai difensori nell’ambito del patrocinio a spese dello Stato, soddisfacendo così le legittime aspettative creditorie degli avvocati. Quest’ultima azione consentirebbe da una parte di accelerare le procedure di pagamento dei decreti di liquidazione e dall’altra darebbe ai professionisti interessati a conseguire crediti suscettibili di cessione in favore di istituti bancari, di avere immediata liquidità. Come parlamentare di Italia Viva ho condiviso con i colleghi ed esposto queste e altre proposte direttamente al tavolo del Governo affinché siano prese in esame in ulteriori decreti che verranno emanati prossimamente. Personalmente sto lavorando su degli emendamenti al decreto “Cura Italia” che possano valere al sostegno delle varie categorie professionali con piena disponibilità ad accogliere ulteriori proposte che verranno dalle categorie professionali e dagli ordini interessati. *avvocata, senatrice di Italia viva